Il sistema previdenziale italiano è allo sfascio. Lo si dice da anni, ed ora perfino i vertici lo confermano. Negli ultimi anni il sistema ha rischiato di implodere e sono stati necessari più interventi per evitare il massacro. Da ultime le riforme Maroni e Fornero.
La popolazione invecchia e i giovani non trovano lavoro. La situazione è oramai paradossale, tanto che il numero di pensionati è quasi pari a quello dei lavoratori con un’incidenza sui conti pubblici molto sensibile.
A livello nazionale ogni 100 lavoratori si riscontrano 71 lavoratori. La media cresce sensibilmente in Sud Italia arrivando a 82 pensionati ogni 100 lavoratori (66 su 100 al Nord). L’Istat annuncia che la spesa previdenziale ammonta al 17% del prodotto interno lordo. Un costo esorbitante per lo Stato italiano, che già naviga in acque finanziarie poco tranquille.
Ma come stanno i pensionati italiani? Mediamente male, considerando che secondo l’istituto di ricerca ben il 13,3% riceve meno di 500 euro al mese. Il 30,8% dei pensionati invece si trova nella fascia 500-1000 euro/mensili, il che non li fa sicuramente dormire sogni tranquilli.
Dati significativamente diversi tra pensione civile e sociale. Sono molti i percettori di pensioni sociali (quelle pagate a chi non ha versato contributi previdenziali), tra i quali il 76% percepisce meno di 1.000 euro. Meglio la situazione per le pensioni sociali, con il 26,6% sotto i 500 euro ed il 40% sotto i 1.000.
Esistono poi differenze anche tra uomini e donne, infatti tra i percettori di reddito pensionistico di 1.500 euro rientrano il 44,2% degli uomini ed il 21,9% delle donne. Una divergenza significativa.
Tra le categorie di lavoratori ai vertici si trovano i dipendenti del settore aereo, con una media pensionistica di 3.500 euro seguiti dagli impiegati dei telefonici ed elettricisti con una media rispettivamente di 1.986 e 1.938 euro. I pensionati italiani sono distribuiti in più fasce d’età. La maggior parte si trovano tra i 65 ed i 79 anni (16,7 milioni).