Il crollo in borsa del titolo Saipem potrebbe nascondere un retroscena ancor più amaro di quanto a conoscenza degli investitori.
Perdere il 34% dopo un Profit Warning è stato da molti considerato esagerato, visto che il titolo da ormai molti anni è nelle grazie di numerosi investitori istituzionali. I maligni sostengono che il crollo è dovuto ad un altro elemento che presto potrebbe scoppiare, ovvero inchieste giudiziarie sulla società.
I Pm stanno indagando su Saipem con l’ipotesi di tangenti e conti all’estero. Ipotesi di reato molto gravi, che però finora rimangono senza risposte concrete. Lo scandalo colpirebbe anche l’Ad della capogruppo Eni, Paolo Scaroni sul quale proprio in settimana è stata divulgata la notizia di un’indagine a suo carico per corruzione internazionale.
La posizione del numero uno della società è molto delicata, considerando il patteggiamento di 1 anno e 4 mesi ai tempi di Enel, ammessi dallo stesso Scaroni per tangenti in Techint, anche li per ottenere maggiori commesse per la società.
Le tangenti pagate da Saipem tra il 2006 ed il 2010 per 198 milioni di euro circa, che sono valsi appalti per 11 miliardi di euro potrebbe rappresentare soltanto la punta di un sistema ben più complesso. In tal caso lo scandalo sarebbe in agguato, con ripercussioni molto pericolose su un titolo già abbondantemente zavorrato nelle ultime settimane.
I magistrati inoltre sostengono che Eni, da capogruppo era a conoscenza di questo giro di mazzette. Di conseguenza, anche il titolo del leone a sei zampe è stato bersagliato dalle vendite.
Il dossier Algeria farà sicuramente parlare di se nelle prossime settimana, quando sicuramente il quadro sarà meno fosco di oggi. Da quanto si apprende nel 2007 in un hotel di Parigi si tenne un colloquio tra l’Ad Scaroni e il ministro dell’energia algerino Chebib Khelil, nel quale sarebbero stati raggiunti accordi per ottenere commesse ed incrementare la redditività del gruppo.
Eni inoltre ha chiesto ai pm una certa discrezioni nell’analisi dei server messi sotto sequestro che contengono anche le strategie operative segrete del gruppo. Quello che chiedono i legati di Eni e di analizzare la posta elettronica e i documenti introducendo dei filtri in modo da circoscrivere l’analisi all’indagine algerina.