I mezzi di comunicazione di massa italiani stanno finalmente dando ampio risalto alla vicenda della banca Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica del mondo ancora in attività visto che la sua fondazione risale al 1476.
Sembra quasi che sia scoppiato un fulmine a ciel sereno e di colpo tutti parlano di MPS, anche per le fortissime implicazioni politiche della vicenda, ancora più sentite adesso che siamo in campagna elettorale.
Ma questo è tipico della comunicazione economica di massa in Italia: se su portali come Mercati24 sono mesi che si parla dei problemi drammatici di Monte dei Paschi, al telegiornale la notizia arriva solo adesso e ci rimarrà per qualche giorno, per poi tornare nel dimenticatoio.
Una vicenda gravissima e che avrà un costo diretto pesantissimo per le famiglie italiane e questo al telegiornale non lo hanno detto. Perché per evitare il fallimento della Banca, lo Stato dovrà sottoscrivere obbligazioni per circa 4 miliardi di euro, che fanno più di 60 euro a persona. In pratica ciascun italiano, compresi i neonati, ha dovuto investire 60 euro in titoli Monte Paschi, titoli che il mercato non vuole perché altrimenti l’istituto senese non avrebbe dovuto far ricorso ai Monti Bond.
E questo è ancora più doloroso visto che gli italiani sono stati appena chiamati al pesantissimo sacrificio dell’IMU che ha colpito persino la prima casa. Certo qui non stiamo dicendo che si deve far fallire il Monte dei Paschi, perché questo avrebbe un pesante effetto a catena su tutta la finanza e l’economia italiana, ma è importante che si scoprano le cause e le responsabilità di questo crack.
Il derivato Alexandria
Tutti adesso parlano di questo famoso derivato sottoscritto avendo come controparte la banca giapponese Nomura, che ha portato una perdita netta di 700 milioni di euro, perdita che sarà appunto ripianata grazie all’utilizzo dei Monti Bond e quindi dei soldi dei cittadini italiani.
Un derivato la cui storia è particolarmente interessante: il contratto fu stipulato segretamente dall’allora leader della banca Mussari per nascondere perdite per 200 milioni di euro. Peccato però che, a causa dell’improvvida sottoscrizione, le perdite in pochi anni hanno raggiunto i 700 milioni di euro e sono costate il posto di Presidente dell’Abi allo stesso Giuseppe Mussari.
L’acquisto di Antonveneta
Ma come ha fatto una banca dal patrimonio solidissimo a ridursi in queste condizioni, ad avere necessità urgente di aiuti di stato per non fallire? Non sono stati i 700 milioni di euro di perdite del derivato Alexandria ad abbattere il patrimonio di MPS, è stata la scellerata operazione di acquisizione di Antonveneta.
La banca del nord est, infatti, dopo complesse e oscure vicende che portarono alle dimissioni del governatore di Banca d’Italia Fazio e all’arresto del finanziare Fiorani, finì nelle mani della banca spagnola Banco de Bilbao, guidata da Emilio Botin, uomo in odore di massoneria e vicinissimo ai poteri forti.
Il Banco de Bilbao non pagò quasi nulla per prendere il controllo di Antonveneta ma la rivendette subito dopo a Monte dei Paschi per una cifra enorme.
L’operazione non aveva alcun senso industriale ma venne celebrata come un grande successo da tutti i media. E’ vero che MPS non aveva una presenza solida nel Nord Est, la regione più prospera e produttiva del paese, ma è anche vero che l’integrazione tra le due banche è stata difficilissima, anche perché gli imprenditori veneti non avevano alcuna fiducia nella banca toscana (ed in effetti la Storia ha dimostrato che avevano ragione).
Tuttavia questo fallimento industriale è stato niente rispetto alla distruzione di valore finanziario che l’operazione ha comportato: un immenso patrimonio accumulato in secoli di oculata gestione, è stato buttato al vento in una singola operazione.
Giuseppe Mussari
A questo punto sono chiare le responsabilità dell’avvocato calabrese Giuseppe Mussari, che dopo aver lasciato la banca senese fu nominato presidente dell’ABI, l’associazione delle banche italiane. Un ruolo che, appunto, è stato costretto a lasciare quando la vicenda del famigerato derivato Alexandria è finita sui giornali.
Tuttavia le colpe non possono certo essere attribuite solo a lui. Non voglio difenderlo, ma sicuramente la Fondazione che controlla la banca sapeva tutto e non ha fatto niente per cambiare rotta. Anzi, sicuramente un’operazione complessa come l’acquisto di Antonveneta venne sicuramente approvata anche dalla fondazione, che poi partecipò attivamente all’aumento di capitale necessario all’acquisizione.