Mercati tornati a sorridere negli ultimi giorno dopo le buone notizie provenienti dall’Europa in cui lo spread tra i Paesi periferici ed il Bund si è abbassato sensibilmente. Anche la Grecia respira dopo l’ok arrivato da Bruxelles sull’erogazione degli aiuti dal fondo salva Stati e il risultato del buy back, che ha consentito al Paese di ridurre il debito di 20 miliardi di euro.
Un rapporto presentato dall’Abi, l’associazione bancaria italiana descrive i miglioramenti registrati sui mercati negli ultimi mesi lanciandosi in una previsione molto ottimista, secondo la quale se continuerà la politica fiscale messa in campo dal governo Monti lo spread si aggirerà intorno ai 200 punti base entro il 2014. Tra i meriti segnalati dall’Abi vi è anche quello della Bce, che con i suoi interventi ha stabilizzato il mercato.
Intanto oggi lo spread tra Btp e Bund tedeschi si è portato sotto i 300 punti base con il rendimento del decennale che si è attestato al 4,4%.
Mercati a parte, l’economia reale continua a vivere un anno di profonda recessione che dovrebbe invertire soltanto sul finire del 2013. Intanto negativi i dati dai consumi, con le vendite al dettaglio in calo dell’1% rispetto al corrispondente periodo dello stesso anno e del 3,8% su base annua. Si tratta del quarto calo mensile consecutivo.
Anche l’alimentare è in calo ad eccezione dei discount dove si registra una frazionale crescita delle vendite ( 0,6%).
Negli Usa continua il dibattito tra Repubblicani e Democratici sul tema Fiscal Cliff, con il presidente della Casa Bianca Barack Obama che ha sottolineato pubblicamente l’importanza di trovare un accordo “ragionevole” nel breve periodo con un passo in avanti da parte di entrambe le fazioni politiche.
C’è ottimismo anche se negli ultimi giorni pare che qualcosa stia scricchiolando. In particolare, la decisione ratificata da John Boehner di cercare un piano alternativo ha finito per complicare ulteriormente le cose, anche se Obama si aspetta un accordo entro domani.
Probabile però che le parti si riaggiornino appena dopo natale anche perché il 1 gennaio è la data ufficiale in cui scadranno tutti gli incentivi fiscali contenuti nel provvedimento cosi come ci sarebbe un insieme di tagli che messi nel coacervo degli altri interventi provocherebbero un rallentamento del Pil americano di ben 4 punti percentuali, per un’economia che al 70% è basata sui consumi interni.
Il tema dominante è chi dovrà pagare i sacrifici. I democratici hanno pubblicamente dichiarato che non consentiranno che siano la classe media cosi come la più debole a pagare di più e potrebbero cedere al compromesso proposto dai Repubblicani che vorrebbero incrementare le tasse per chi percepisce un reddito di oltre 500 milioni di euro.