Cina, industria ancora in contrazione

Borsa TokyoPartenza lanciata per i mercati finanziari nonostante notizie economiche poco rassicuranti provenienti da ogni parte del mondo. Il rialzo odierno pare contraddistinguere un rimbalzo dopo le forti vendite registrate negli ultimi giorni, che avevano fatto tornare sui listini internazionali una certa avversione al rischio.

Dopo la chiusura negativa di Tokyo, che nella notte aveva perso lo 0,83% rimanendo sotto quota 9 mila punti, il Ftse Mib di Milano a metà mattinata segna un rialzo del 2% a 15.400 punti, seguita dal Cac 40 di Parigi e Dax 30 di Francoforte che salgono rispettivamente del dell’1,4 e dell’1,3%. Chiusura negativa nell’ultima seduta anche per Wall Street, con il Dow Jones in ribasso dello 0,36%.

Non ci sono variazioni degne di nota, rispetto alla chiusura di venerdi, sullo spread. Il differenziale di rendimento tra decennale tedesco e italiano rimane saldamente sopra i 350 punti base, che rimane il target da sfondare al ribasso nel breve periodo.

Venendo ai dati macroeconomici, deludenti quelli provenienti dal Dragone, dove la produzione manifatturiera continua a registrare una contrazione pericolosa, tanto che il dato scende per il settimo mese consecutivo.

Positivo invece il dato sui direttori d’acquisto Pmi, salito a 49,8 punti rispetto ai 49,2 registrato ad agosto, comunque al di sotto dei 50 punti che costituisce lo spartiacque tra crescita e decrescita.

Manifattura cineseLa situazione cinese preoccupa non poco investitori e analisti di tutto il mondo che avevano ancorato le speranze di una crescita globale proprio al traino del Dragone, considerata per anno la locomotiva mondiale della crescita. Il Paese invece si avvia verso una normalizzazione della crescita, che prima o poi doveva avvenire tanto che sono in molti a non considerare più la Cina un Paese emergente.

Stessa situazione è avvenuta quest’anno in Brasile, con i governi impegnati in politiche che in qualche modo frenano l’espansione ma tendono a migliorare lo stile di vita interno, come politiche di stimolo ai consumi interni e di contrasto all’ascesa dell’inflazione.

Non è andata meglio al Giappone che continua a soffrire l’incessante valorizzazione della moneta locale, lo yen. Inoltre il Paese vive da un punto di vista macro, nuove tensioni con la crescita che fatica a partire. La fiducia delle imprese, è in ribasso rispetto agli ultimi mesi.

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