La crisi economica ha assunto nel 2012 connotati sistemici, tanto che partendo dall’Eurozona si è estesa fino agli Stati Uniti e ai Paesi emergenti. Sorprende che economie robuste come la Cina, registrino segnali di forte rallentamento, dopo una crescita inarrestabile che dura da decenni.
L’economia cinese nell’anno in corso segnerà una crescita tra le più basse dell’ultimo decennio. A poco è servito l’ambizioso piano economico pluriennale, che si poneva come obiettivo prioritario il rilancio dei consumi interni, per rendere l’economia del Dragone autonoma dal resto del mondo.
Il premier Wen Jiabao, in un intervento al World Economic Forum, ha sottolineato di aver fiducia nell’economia del suo Paese, che continuerà a crescere con i medesimi ritmi anche nei prossimi anni. Una delle priorità del governo è infatti quella di stabilizzare la crescita, evitando il surriscaldamento, che negli anni scorsi ha rappresentato una delle principali insidie.
Jiabao ha sottolineato come il Paese, al di là della situazione internazionale, rimane nella banda di oscillazione predefinita, con una crescita obiettivo al 7,5% nell’anno in corso. Si tratta di un dato sostanzialmente inferiore rispetto a quello degli ultimi anni, sul quale molti analisti rimangono tuttavia perplessi, considerando le ultime evidenze macroeconomiche.
Ma il premier è fiducioso, sottolineando che qualora la situazione dovesse peggiorare sarebbe disposto ad investire risorse per 100 miliardi di yen contenute in un apposito fondo speciale, accumulato in caso di forte rallentamento dell’economia.
Il premier del Dragone poi lancia un messaggio all’Occidente, invitandolo ad intervenire nelle fondamenta della crisi del 2008/2009 che costituisce ancora la causa principale dell’attuale crisi internazionale, in quanto le problematiche sono state solo rinviate nel tempo e mai risolte a fondo.
Tornando alla Cina, anche i mercati finanziari della principale locomotiva economica mondiale, hanno risentito dei dati macroeconomici, tanto che nel mese di agosto la borsa di Hong Kong è stata tra le peggiori a livello internazionale.
Cresce a questo punto l’attesa tra investitori e analisti per le manovre che il governo porrà in essere per rilanciare l’economia.