Dopo mesi di costante ribasso, il cambio eur/usd ha ripreso la via del rialzo, registrando cosi un nuovo massimo da 4 mesi.
A spingere in rialzo la moneta unica il maggior attivismo della politica europea, partendo dal vertice Eurogruppo del 28 e 29 giugno scorso. Poi Mario Draghi che prima ha rassicurato sull’irreversibilità dell’euro e poi nell’ultimo vertice Bce ha annunciato un piano antispread a sostegno dei bond dei Paesi periferici.
Altro fattore che favorisce l’ascesa dell’euro sono le indiscrezioni degli ultimi giorni su un possibile intervento della Fed a sostegno dell’economia americana. Nell’ultimo Fomc si era parlato infatti esplicitamente dell’esser pronti ad intervenire e di aver le risorse per farlo, qualora la situazione dovesse peggiorare ulteriormente.
La situazione economica degli Stati Uniti è poco rassicurante, con l’economia vicina ad una recessione nel prossimo anno quando scadranno una serie di incentivi e sgravi fiscali che vanno avanti dall’era Bush. In Usa il fenomeno viene definito “Fiscal Cliff”.
Economia in rallentamento anche quella cinese, che tuttavia, secondo il premier Jiabao centrerà il proprio target di una crescita del 7,5% nel 2012. Intanto dalla Cina, Jianwei, il vice direttore della banca centrale cinese ha fatto sapere che verrà amplificata la banca di oscillazione dello yuan rispetto al passato.
Il vice direttore ha spiegato che questa operazione non è stata possibile in passato in quanto vi era una forte speculazione, pronta ad intervenire qualora sarebbe stata ampliata la banda di oscillazione.
Tornado al cambio principale, l’euro intanto anche oggi continua a guadagnare terreno nei confronti delle principali monete estere, con una progressione dello 0,33% sul dollaro sfiorando quota 1,29.
Il contesto è molto confuso e la volatilità cresce, in attesa di conoscere quanto verrà realizzato dalle banche centrali da qui alle prossime settimane.
Sono molte le ipotesi che entrambe vogliono mettere in campo. In questo momento prevale la forza dell’euro dopo l’euforia del dopo Draghi, ma anche il vecchio continente ha bisogno di un programma concreto di stimoli che lo riporti ad una tranquillità finanziaria che ormai manca da tempo.