Istat: In Puglia nel II trim. creati 55 mila posti di lavoro

Piacevole sorpresa dall’indagine Istat sul mercato del lavoro in Puglia, che evidenzia un dato in netta controtendenza rispetto al quadro generale. Nella Regione meridionale, a dispetto della crescente disoccupazione nel resto del Paese, nell’ultimo trimestre sono stati creati ben 55 mila posti di lavoro in più rispetto al precedente trimestre.

Lavoro in PugliaIn linea generale, tra le diverse aree geografiche, sono quelle del Nord a soffrire maggiormente carenza di occupazione, tanto che le altre regioni virtuose sono Lazio e Sicilia con la creazione rispettivamente di 43 mila e 30 mila posti di lavoro. Bene anche l’Emilia Romagna con la creazione di 32 mila posti.

Virtuoso il dato Pugliese che lascia alle spalle la crisi e porta il numero complessivo di occupati sui massimi dal 2008, quando iniziò il periodo di forte recessione per l’economia globale. Nell’ultimo anno sono stati creati ben 1 milione e 234 mila posti di lavoro, mentre nell’anno in corso siamo già a 1 milione e 221 mila occupati.

Ad aumentare sia la componente maschile che femminile.

Grande soddisfazione per il governatore della Regione Nichi Vendola che alla vigilia dell’incontro con il premier Mario Monti in occasione dell’inaugurazione della Fiera del Levante, sottolinea quanto fatto negli ultimi anni per stimolare l’occupazione pur non dichiarandosi estremamente soddisfatto per un dato che ha ancora margini di miglioramento. Il riferimento di Vendola è alla disoccupazione giovanile, che come nel resto del Paese, anche in Puglia ha raggiunto livelli imbarazzanti.

Nichi Vendola PugliaL’indagine Istat riferisce che i settori di traino per la Regioni sono quello delle Costruzioni e dell’Industria.

A livello nazionale la situazione descritta dall’Istat continua ad esser drammatica soprattutto per i giovani tanto che gli occupati under 35 dal 2007 ad oggi si sono ridotti di 1,5 milioni di occupati.

In controtendenza rispetto al mercato del lavoro, i dati sulla spesa media delle famiglie, che è cresciuta del 12,6% nell’ultimo decennio salendo a 2.453 euro. Si tratta di un dato paradossale che nasconde un crescente indebitamento delle famiglie, che nonostante una precarietà del lavoro, continuano a consumare a dismisura facendo crescere il proprio tenore di vita.

Tra le varie componenti di spesa, sono alimenti e bevande a registrare i principali aumenti con una progressione del 19%.

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