Il sistema pensionistico italiano è salvo. Parole di elogio quelle espresse dal presidente dell’Inps Antonio Mastropasqua, che dopo aver espresso il proprio disappunto negli anni scorsi annunciando più volte che lo Stato di quel passo non sarebbe più stato in grado di pagare le pensioni, cambia marcia con dichiarazioni improntate all’ottimismo in un contesto tutt’altro che tranquillo.
Il riferimento del presidente Mastropasqua è ai due ultimi governi che si sono susseguiti, quello di centro-destra e di centro-sinistra. Una gratificazione alla politica, cosa che non succede tutti i giorni.
Le novità legislative introdotte sono state capaci di dimezzare le uscite dello Stato nei primi 6 mesi dell’anno, con l’età media di accesso alle pensioni che si è portata a 61 anni e 3 mesi. Si tratta di un dato medio sufficientemente adeguato a livello europeo considerando che sono molti i Paesi, tra i quali la Francia, che hanno un’età media dei pensionati sotto i 60 anni.
In realtà nell’anno in corso è stata approvata un’ulteriore riforma sulle pensioni, quella voluta fortemente dal neo ministro del welfare Elsa Fornero, che ha portato un pesante innalzamento dei requisiti per andare in pensione. Quest’ultima riforma darà effetti non indifferenti nei prossimi anni.
Per quanto riguarda interventi fatti dai precedenti governi, un impatto importante è stato offerto dall’introduzione della finestra mobile voluta dal precedente governo guidato da Silvio Berlusconi, provvedimento che ritardava la pensione di un anno per i lavoratori dipendenti e di un anno e mezzo per gli autonomi.
Tornando ai dati sulle uscite pensionistiche nel 2012, le pensioni di vecchiaia si sono ridotte del 51,09%, quelle di anzianità del 43,12%.
In base alla riforma attualmente in corso l’età pensionabile è fissata a 60 anni per le donne 65 anni per gli uomini, livelli nettamente innalzati dal ministro Fornero. Dal prossimo anno i lavoratori potranno andare in pensione solo dopo aver compiuto 66 anni e 3 mesi. Le donne invece a 62 anni e 3 mesi se lavorano in maniera autonoma o 63 anni e 9 mesi se lavorano come dipendenti.
In realtà la riforma è flessibile e prevede un incremento dell’età con il passare degli anni in coerenza con le previsioni di vita media, tanto che nel 2050 si andrà in pensione a 69 anni e 9 mesi.
Tornando a Mastropasqua, il presidente Inps ringrazia la politica e si dice molto soddisfatto di quanto fatto sul tema previdenziale, complimenti estesi all’attuale governo su quanto sta facendo per assicurare un futuro stabile agli italiani.