Grecia fuori dall’euro al 90% per Citigroup

Draghi BCELe parole espresse ieri da Mario Draghi circa la forza e determinazione a far di tutto per salvare l’euro, hanno portato tranquillità sui listini finanziari, consentendo ai mercati di rispondere con decisione a quanto sta accadendo negli ultimi giorni.

A recuperare anche gli spread tra i Paesi periferici e quelli virtuosi, come il Bund in particolare, che in Europa costituisce il benchmark di riferimento per confrontare la capacità di credito di uno Stato.

L’ex governatore di Bankitalia dopo aver sottolineato la determinazione avuta negli ultimi mesi dai leader europei, sia durante l’ultimo vertice dell’Eurogruppo che all’interno del proprio Paese con l’adozione di manovre di rientro dal deficit, non ha tuttavia espresso considerazioni in merito alla Grecia, che secondo alcune indiscrezioni di stampa comparse durante il weekend potrebbe presto lasciare la moneta unica e dichiarare default.

In giornata è arrivata la smentita a quanto sostenuto dal quotidiano tedesco Spiegel, con il Troika che ha dato il via libera ad una nuova tranche di aiuti, che altrimenti avrebbe steso il Paese da qui a settembre. In cambio, il Paese, ora guidato da Samaras, ha dovuto però rivedere le pretese avanzate dopo la copertura del proprio incarico, prendendo l’impegno di varare nei prossimi due anni manovre per ulteriori 11,6 miliardi di euro.

Sulla questione sono tornati ieri gli analisti di Citigroup, secondo i quali è assai probabile che il Paese lasci l’euro. La probabilità è del 90% che ciò avvenga nei prossimi 12/18 mesi.

La banca americana da quindi quasi per certo che Atene non farà più parte dell’euro e ritorni alla dracma. Non molto tempo fa Citigroup dava questa eventualità tra il 50 ed il 75%.

Antonis Samaras GreciaTutto chiaramente dipenderà da quanto il Paese riuscirà a fare in questi mesi con una pesante recessione ha portato un assoluto clima di sfiducia, basta pensare che solo quest’anno, secondo quanto ammesso in settimana dallo stesso premier Antonis Samaras, l’economia del Paese registrerà un Pil negativo sicuramente superiore al 7%.

Negli ultimi mesi alcuni Paesi come la Finlandia si sono opposti all’erogazione di aiuti e non sarà agevole continuare ad erogare risorse vedendo che dall’altra parte le speranze di rinascita sono pressocchè nulle. Due piani di aiuti non sono bastati al Paese per risollevarsi dalle sabbie mobili, anche perché le riforme sono state approvate in netto ritardo rispetto ai tempi concordati e questo ha indotto l’ex numero uno del governo Papademos a dichiarare default tecnico, con l’haircut del debito.

Una mossa drastica che pareva poteva ridare linfa vitale al Paese, che invece si trova ancora legato alle tranche di aiuti che mese dopo mese gli vengono erogati dal Troika. Una situazione paradossale che non potrà continuare all’infinito.

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