Il vertice Eurogruppo della scorsa settimana è stato accolto con grande entusiasmo dai mercati finanziari, soprattutto per la fermezza del premier italiano Mario Monti che dopo una dura trattativa è riuscito a spuntare un pacchetto di misure in grado di sostenere le economie periferiche in caso di deterioramento della situazione.
Al termine del vertice è stata data una visione comune di impegno, che in realtà nasconde sfumature che potrebbero emergere e creare caos da qui ai prossimi mesi. In particolare, alcuni Paesi, tra i quali con maggior enfasi Olanda e Finlandia, si sarebbero imposte ai provvedimenti, dichiarando la propria contrarietà nei giorni successivi al vertice.
Non solo la Germania, ma anche le altre due triple A europee sarebbero contrariate a dileguare energie per salvare Paesi travolti da problemi strutturali, che potrebbero a loro dire rivelarsi dei pozzi senza fondo in grado di portare nel baratro l’Europa per via di continue immissioni di liquidità.
A fare scuola è il caso della Grecia, che dopo due piani di aiuti non riesce ancora a trovare la strada maestra per lasciarsi alle spalle la crisi e tornare a finanziarsi sui mercati finanziari in maniera autonoma.
Negli ultimi giorni è la Finlandia ad esser uscita allo scoperto, minacciando di lasciare la moneta unica.
Il ministro delle Finanze Urpilainen, ha dichiarato in un’intervista rilasciata alla stampa di Helsinki, che la volontà del governo è quella di rimanere nell’euro ma non ci rimarrà a qualsiasi prezzo. Se infatti finirà per pagare il debito altrui, allora l’uscita dalla moneta unica non è un’opzione impossibile.
Il vero problema in Europa è che per il rilancio è necessario che i Paesi più forti si rimettano in gioco e guidino il resto del continente fuori dalla crisi, facendo leva sulla propria solidità e capacità di reperire risorse a costi nettamente inferiori che in altri Paesi. Ecco l’idea Eurobond, che proprio questi Paesi escludono. Le agenzie di rating suggeriscono da tempo questa opzione, che consentirebbe all’Eurozona di presentarsi sul mercato con un rating tra la doppia e la tripla A.
In mancanza di una guida politica forte, ogni Paese continuerà a privilegiare la propria situazione, cercando di ottenere solo effetti positivi dall’euro. La realtà è però diversa, solo un’azione politica forte, supportata da una governance unitaria, potrà portare il salvo l’euro.
Il ministro ha poi affrontato il tema aiuti alle banche iberiche sottolineato che, come avvenuto nel caso della Grecia, per dare il via libera richiederà che l’Esm (fondo di salvataggio europeo) riceverà la garanzia di creditore privilegiato, come avvenuto nel caso della Grecia, riducendo così notevolmente i rischi di mancata riscossione del credito.