La crisi economica che ha colpito l’Eurozona si sta estendendo nel resto del mondo. A soffrire anche Paesi notoriamente solidi come Stati Uniti e Cina, che registrano pronunciati rallentamenti nel proprio ritmo di crescita.
Una situazione paradossale, in cui il grande malato è l’Europa ma la cui maestosità e centralità in termini economici, riesce a frenare il resto del mondo. Rispetto a qualche mese fa, anche i leader mondiali, con maggior responsabilità non nascondono la propria perplessità e chiedono interventi immediati per rischiare quello che in gergo economico viene denominato double dip, ovvero un ritorno in recessione dopo la crisi Lehman Brother’s.
Così anche gli Stati Uniti soffrono e non poco un’economia in stagnazione. Il presidente Barack Obama, durante il mese di giugno è uscito allo scoperto dichiarando la propria contrarietà alle politiche europee, a suo dire principale responsabile della mancata ripresa del mercato del lavoro in America.
Durante il vertice Eurogruppo della scorsa settimana si è discusso in maniera intensa sul da farsi per rilanciare la posizione Europea e dare linfa anche agli altri continenti. E’ stato varata in quell’occasione un piano da 130 miliardi di euro proprio per stimolare la crescita, oltre ad altre misure a difesa di economie compromesse dalla crisi.
Il direttore del Fmi Christine Lagarde da Tokyo ha dichiarato che la situazione negli ultimi mesi “è diventata preoccupante” e che tutto dipende dall’Unione Europea. Il prossimo 16 del mese il Fmi annuncerà le proprie stime sulla crescita mondiali, che come conferma l’ex ministro delle Finanze francesi, saranno ritoccate al ribasso rispetto a quanto previsto tre anni fa.
Intanto dopo una settimana poco incisiva, la prossima sarà caratterizzata da un altro vertice europeo. Oggi nell’incontro si accentrerà il focus sulla situazione spagnola e non si esclude l’annuncio di un piano di aiuti. Oltre che la Spagna, dovrà riprendersi in mano la situazione ellenica ed anche Cipro potrebbe aver necessità di risorse per superare la crisi.
Con la Grecia potrebbe continuare il tira e molla, visto che il nuovo governo insediatosi dopo le elezioni, e guidato da Antonis Samaras, avrebbe chiesto una dilazione dei tempi di due anni rispetto al precedente programma, giustificati con la profonda crisi che ha colpito il Paese negli ultimi cinque anni
Prossimi giorni dunque decisivi, mentre gli spread sono tornati a minacciare i principali mercati periferici. I bonos spagnoli sono tornati nuovamente a sfiorare il 7%.