La situazione economica internazionale è tutt’altro che serena, con l’Eurozona che crea più di qualche grattacapo all’amministrazione statunitense. Se fino a qualche mese fa il presidente degli Stati Uniti Barack Obama lavorava dietro le quinte, da qualche settimana è uscito allo scoperto.
Le elezioni presidenziali di novembre sono ormai vicine, ed arrivare con un’economia a pezzi comprometterebbe quanto di buono fatto finora, mettendo a rischio la rielezioni del presidente della Casa Bianca. Nel consueto discorso settimanale di quindici giorni fa Obama ha esplicitamente addossato all’inerzia europea la responsabilità della completa ripresa dell’economia Usa e del mercato del lavoro.
Oltre alla Grecia inizia a preoccupare anche la situazione iberica, con numerosi analisti che scommettono su un imminente piano di aiuti alla Spagna, il cui sistema bancario sta seriamente scricchiolando. Dopo Bankia, sarebbero anche altre banche ad esser finite sotto le scure delle società di rating, e richiederebbero di esser ricapitalizzate vista l’elevata esposizione alla bolla immobiliare.
L’annuncio sarebbe quindi prossimo, ma il Wall Street Journal scrive di un braccio di ferro con l’esecutivo spagnolo in quanto sarebbero state richieste condizioni giudicate non soddisfacenti dalla Spagna.
Intanto si attendono le imminenti elezioni del prossimo 17 giugno in Grecia e la linea che vorrà portare avanti il nuovo governo. Nella peggiore delle ipotesi, l’uscita dall’euro della Grecia, dovrebbe essere accompagnato da un piano di liquidità da parte della Bce, con un probabile nuovo Ltro.
Difficile fare ipotesi a riguardo, ma secondo Moody’s l’uscita di Atene comprometterebbe il merito creditizio di tutto il continente, ed anche Germania e Francia rischierebbero la tripla A.
Sul punto l’agenzia a stelle e strisce è chiara: l’uscita dall’euro di un Paese vorrebbe dire la revisione di tutti i rating.
E’ chiaro che l’interno vecchio continente perderebbe di credibilità, e qualcun altro tra i Piigs potrebbe seguire gli ellenici nella decisione di abbandonare la moneta unica.