La crisi è sempre più globale. Non è solo l’Europa a soffrire, ma anche nel resto del mondo la situazione economica è da monitorare attentamente. Anche un’economia solida come l’Australia, priva di debito e con una disoccupazione sui minimi è in difficoltà, così come la Cina e gli Stati Uniti.
E’ già successo nel 2008, con la crisi subprime che dagli Stati Uniti poi ha travolto il resto del mondo. Ora è l’Europa l’epicentro, ma il contagio è già in corso.
Durante la notte la banca centrale australiana ha annunciato il taglio dei tassi di interesse al 3,5% proprio per cercare di stimolare la crescita, prevista in decrescita rispetto allo scorso anno.
Durante la notte la Borsa di Tokyo ha registrato un buon rialzo, staccando i minimi trentennali. La chiusura è stata in rialzo dell’1,04% a 8.382 punti. Anche le borse europee sono partite positive in attesa dell’appuntamento che costituisce il catalyst per i mercati finanziari, ovvero la conference call tra i principali leader della zona euro, proprio per discutere della crisi e delle manovre da porre in essere per stimolare un’inversione di tendenza.
Dagli Stati Uniti sono arrivate dure critiche alla gestione di crisi. Nel consueto discorso settimanale il presidente della Casa Bianca Barack Obama ha accusato senza mezzi termini l’Europa di non gestire energicamente la situazione, rappresentando di fatto la causa della mancata completa ripresa dell’economia americana e del mercato del lavoro.
Ieri anche il portavoce della Casa Bianca Carney è tornato sul tema esortando nuovamente i leader europei ad una maggiore responsabilità (Carney rischio contagio sugli Stati Uniti).
Tornando alla giornata odierna, i temi caldi saranno quello della Spagna e della Grecia. Partendo da Atene, ieri S&P ha sottolineato come secondo le proprie stime c’è almeno una possibilità su tre che il Paese lasci l’euro da qui ai prossimi tre mesi. Tutto dipenderà chiaramente dall’esito delle elezioni del prossimo 17 giugno, e dalla volontà del partito che siederà all’esecutivo di rispettare gli impegni assunti con il Troika.
Ma anche la Spagna continua a preoccupare dopo le indiscrezioni sulla possibilità di chiedere un piano di aiuti, visto l’elevato costo di finanziamento sui mercati finanziari. C’è poi da risolvere il nodo Bankia, la terza banca del Paese, che dopo aver annunciato una perdita di circa 3 miliardi di euro, ha bussato alla porta del governo per un piano di aiuti di oltre 20 miliardi (Bankia, la Bce avrebbe rifiutato il prestito).