Mentre a livello europeo si continua a lavorare per la realizzazione di azioni di stimolo alla crescita, dopo le deludenti previsioni sul Pil nel 2012, in Italia il tema centrale è costituito dall’Imu, l’imposta sugli immobili approvata dal governo tecnico guidato da Mario Monti.
Il terreno è caldo, con i sindaci di numerose città che continuano a manifestare il proprio disaccordo sull’entità dell’imposta, considerandolo tra le altre cose una tassa che crea iniquità all’interno di una società già fortemente divisa dalla crisi.
Tra i sindaci più attivi nella protesta da segnalare in particolare Gianni Alemanno, Matteo Renzi e Roberto Cota.
L’opinione prevalente tra i primi cittadini italiani è che l’imposta debba esser comunque incassata dai comuni, come avveniva in precedenza nel caso dell’Ici. Ora in mano ai comuni vi è la parte più difficile, ovvero la possibilità di poter ulteriormente rincarare il prelievo.
Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha posto inoltre il rischio di un circolo vizioso che potrebbe indurre i cittadini a vendere in massa i propri immobili pur di non pagare l’imposta, provocando forti ripercussioni sul prezzo degli immobili.
La risposta del governo alla richiesta di sindaci e cittadini di modificare l’imposta è stata secca e decisa “l’Imu non si tocca”. Il sottosegretario al ministero dell’Economia Ceriani ha provato a gettare acqua sul fuoco chiarendo che l’imposta è stata sopravvalutata da molti, considerando che oltre il 70% degli italiani proprietari di immobili pagherà circa 200 euro mentre il 30% sarà addirittura esente dall’Imu.
Il gettito in entrata per lo Stato secondo le ultime stime dovrebbe essere di 3,4 miliardi di euro, poco di più rispetto a quanto portava precedentemente nelle casse dello Stato l’ICI (circa 3 miliardi di euro).
Parliamo di proprietari di prima abitazione, in quanto il grosso del carico sarà proprio su chi possiede più di un immobile.
Sulle proteste dei comuni Ceriani ha mostrato parole d’apertura al dialogo, specificando che l’Imu è un’imposta sperimentale che potrebbe anche subire modifiche nel corso degli anni, tra le quali quella di prevedere che l’effettivo gettito vada tutto o in parte nelle casse dei comuni.
Il sottosegretario poi ha sottolineato come a parte l’abrogazione dell’imposta nel 2008, l’imposta sugli immobili è presente in Italia sin dal 1993 ed il precedente governo è intervenuto in tal senso senza considerarne le conseguenze sui conti pubblici.
Ceriani ha poi spiegato l’equità dell’imposta che colpirà maggiormente i possessori di immobili di più alto valore, essendo calcolata sul valore catastale. Una sorta di patrimoniale mascherata che colpisce gli immobili, considerati dagli italiani il bene rifugio per antonomasia in cui far confluire la propria liquidità.