Negli ultimi giorni, le tensioni vissute dai debiti sovrani sui mercati finanziari hanno posto nuovamente sotto osservazione l’Eurozona, soprattutto le aree periferiche in maggiore difficoltà. I Paesi ormai universalmente conosciuto con l’acronimo Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) continuano ad esser preda della speculazione, con conseguente pressione sullo spread tra il relativo debito pubblico e quello tedesco, che costituisce il benchmark di riferimento.
Sul tema è intervenuto oggi il presidente del Fmi Christine Lagarde, che ha sottolineato l’importanza di varare interventi tesi a scongiurare che la situazione in Europa torni a destabilizzare l’economia globale, come avvenuto negli ultimi mesi dello scorso anno.
Uno dei punti più caldi è costituito dal rifinanziamento del fondo monetario internazionale, in modo da consentire eventuali successivi interventi a sostegno delle aree in difficoltà, non solo del vecchio continente. E’ sulla stessa linea che di recente è stato deliberato un aumento del fondo salva Stati.
In giornata, dopo il monito lanciato ieri dalla Federal Reserve, ci ha pensato il Wto a ricordare che l’economia mondiale vivrà un anno molto difficile.
In particolare, l’organizzazione mondiale del commercio ha dichiarato di attendersi una frenata degli scambi per il secondo anno consecutivo.
Nel 2010 infatti il commercio mondiale aveva registrato una variazione positiva del 13,8%, ridottasi al 5% nel 2011 ed al 3,7% nel 2012. Tra le principali cause individuate emerge con forza la crisi del debito europeo, che ha creato una clima di sfiducia sulle sorti dell’economia mondiale.
Il Wto ha poi espresso le proprie previsioni macro in termini di crescita partendo dall’Europa, dove prevede una duratura recessione già in atto. In miglioramento rispetto alle precedenti rilevazioni, le prospettive di crescita negli Stati Uniti ed in Giappone, mentre per la Cina la previsione è di una crescita più lenta rispetto agli anni precedenti.
Il direttore generale ha dichiarato che “la Wto ha permesso di scoraggiare il nazionalismo economico, ma il lento ritmo della ripresa alimenta i timori che un susseguirsi di misure commerciali restrittive mini gradualmente i benefici dell’apertura al commercio. E’ il momento di non fare nulla che possa nuocere”.
Intanto quella di ieri è stata la seconda giornata di rialzi consecutivi per i mercati occidentali, con chiusura sia in Usa che in Europa mediamente sopra l’1%. Anche Tokyo ha chiuso con un aumento dello 0,7%, mentre in Cina l’indice Hang Seng è salito dello 0,93%.