Negli ultimi giorni la speculazione è tornata a far sentire il suo alone sui Paesi europei che versano in maggiori difficoltà finanziarie, riassunti nell’acronimo Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna).
Soprattutto Italia e Spagna, tenuti sempre distinti dagli altri tre, sono al centro del focus degli analisti circa la possibilità di non raggiungere i target prefissati.
Le ultime indiscrezioni di stampa riferiscono di un dossier circolato durante il vertice di Copenaghen, convocato per assumere decisioni in merito al rifinanziamento del fondo salva Stati, nel quale si metteva in dubbio l’obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio del Bel Paese entro il 2013.
In particolare, a frenare i conti pubblici sarebbero la recessione, più acuta di quanto si immaginava e i tassi di interesse sul debito più elevati. Questo è quanto scrive il Financial Times, che non esclude il varo di una nuova manovra di austerità finanziaria, dopo le tre messe in atto tra Monti ed il precedente governo Berlusconi.
Lo spread continua ad oscillare sopra il target dei 300 punti, portando il rendimento del decennale oltre il 5%.
Intanto Standard & Poor’s in una nota ha espresso le sue considerazioni sul sistema bancario italiano, che a suo dire, difficilmente porterà a registrare profitti consistenti nel corso dei prossimi anni. In conseguenza di utili non soddisfacenti, la previsione sui dividendi è conservativa, con rendimenti molto bassi, in scia a quelli dell’anno in corso.
In realtà nel 2012 sono molte le banche che hanno deciso di non elargire dividendi ai soci, ma di reinvestirli per rafforzare la propria struttura patrimoniale, un atto dovuto viste le pressioni subite dagli istituti di credito nel corso del 2011.
L‘agenzia di rating a stelle e strisce ha inoltre sottolineato come il contesto sia sostanzialmente cambiato rispetto agli ultimi anni, in cui andavano di moda le acquisizioni. E’ pertanto necessario un consolidamento patrimoniale prima di pensare ad una crescita dimensionale.
S&P ha poi sottolineato le ingenti svalutazioni in fasi di avviamento registrate nel corso del 2011, tendenza che potrebbe ancora continuare per i piccoli istituti di credito.