Quello delle commissioni bancarie è uno dei temi più dibattuti nelle ultime settimane, data la fermezza delle posizioni tra le parti in causa. Le banche non mollano la presa, e lo stesso presidente dell’Abi Giuseppe Mussari ha espresso la propria contrarietà al provvedimento fortemente voluto dal governo tecnico guidato da Mario Monti.
Il premier si è detto più volte aperto sulle eccezioni presentate dall’associazione bancaria, demandano al Parlamento la decisione definitiva in merito al testo. Alla camera in provvedimento è passato senza fare una grinza, testimoniando la volontà di cambiamento, in un contesto popolare che ha preso di mira l’imposizione delle banche, a dire il vero negli ultimi anni mai contrastata.
Monti si è detto intransigente sulle spese di conto per i pensionati fino a 1.500 euro mentre l’apertura è per il discorso delle commissioni bancarie.
Il tema pensionati è dovuto soprattutto a quanti si recano presso gli sportelli bancari a seguito della nuova norma antireciclaggio, che impedisce di fatto di ritirare le pensioni di 1.000 direttamente in contanti, come avveniva fino a qualche mese fa.
Sulle commissioni bancarie, a far discutere e provocare un certo sconquasso all’interno dell’Abi, è stato l’emendamento proposto dal Pd, che prevede l’azzeramento di commissioni sulle linee di credito. Si tratta di un emendamento che mette a dura prova il sistema bancario.
In realtà in molti hanno sottolineato come in questo contesto di credit crunch, con le banche già restie ad effettuare linee di credito per via dell’offuscato contesto economico internazionale, la contrazione dei margini potrebbe rendere ancor più annosa l’erogazione di liquidità verso l’economia reale. Tutto ciò renderebbe di conseguenza ancor più difficoltoso il sostentamento delle imprese italiane.
Negli ultimi mesi, tuttavia, le imprese hanno lamentato un elevato costo associato ad operazioni di finanziamento, dovuto al deciso incremento degli spread sui prestiti.
La proposta del governo è di un compromesso, con la cancellazione dell’emendamento e il ritorno alla precedente versione in cui era prevista una commissione massima dello 0,5% sia sui fidi che sui prestiti.
Proseguono intanto i colloqui tra le forze politiche per pervenire ad una visione comune sull’argomento, fermo restando i paletti imposti dal governo Monti e dai suoi collaboratori.