La Commissione Ue ha stimato la disoccupazione al 12% nel 2014. Un dato significativo, che matura in uno degli anni peggiori per l’economia italiana, che vive una profonda recessione con in Pil in calo del 2,2% rispetto al 2011.
La principale vittima della crisi è soprattutto il mercato del lavoro. I giovani pagano dazio alla crisi ma non tutti si arrendono e la testimonianza principale è costituita dal forte incremento del numero di partite Iva aperte dagli under 35.
La Cgil ha sottolineato che lo scorso anno sono state aperte tra i giovani 549 mila Partite Iva.
Il sindacato tuttavia sottolinea un certo abusivismo da parte delle aziende che inducono i giovani ad aprire posizione fiscale per ridurre il costo del lavoro. A testimoniare il dato, il fatto che il 14% dei contratti a progetto scaduti negli ultimi mesi, sono stati convertiti in posizioni con apertura p.iva. Il fenomeno è circoscritto in particolare ad alcuni settori, come quello scolastico, dei trasporti e quello sanitario.
La responsabile delle politiche giovanili della Cgil Ilaria Lani sottolinea che la sensazione che una componente importante di partite iva siano false è dovuta al fatto che i dati degli ultimi anni dimostrano che una parte importante di P.Iva sono collegate a medesimi committenti, con collaborazioni che si mantengono costanti nel tempo. La sensazione pertanto è di rapporti di subordinazione ma con apertura di posizione fiscale, in modo da scaricare sugli stessi lavoratori l’onore di pagare le tasse.
Il sindacato chiede alla politica interventi di contrasto a questo fenomeno, sottolineando che quando realizzato dal ministro Fornero con la riforma del lavoro non sono riusciti a rivelarsi uno strumento efficace di contrasto alle P.Iva false.
A livello regionale è l’area Nord quella con il maggior numero di partite iva aperte, con il 42,5% delle aperture totali, mentre al Sud e Isole il 34,7% ed al Centro il 22,7%.
Per quanto concerne le singole regioni, l’incremento più significativo si è avuto in Campania con un incremento del 9% mentre il Friuli Venezia Giulia, quella che ha registrato il maggior decremento con una differenza negativa del 5%.
Tra i settori forte incremento per le attività professionali e quelle edilizie in crescita rispettivamente del 15 e 10% mentre in quello energetico si registra un calo del 27%. Male anche il settore immobiliare con una decrescita di partite iva aperte rispetto allo scorso anno del 18%.