Gli aspetti fiscali per la compravendita di oro e per i relativi proventi

Tasse investimenti oroSi passa adesso ad una breve analisi per quanto riguarda la vigente tassazione sull’ “Oro da Investimento”, cioè l’oro sotto forma di lingotti o monete (non numismatiche) con titolo di purezza pari o superiore al 900 per mille.

L’oro fisico che rientra in questa descrizione della normativa italiana, entrata in vigore con la Legge n. 7/2000  a seguito della richiesta del parlamento europeo che aveva sollecitato fino dal 1998 l’adeguamento delle norme italiane a quelle del mercato comune, non è soggetto a imposte nella sua fase di acquisto da parte degli investitori o risparmiatori e pertanto non viene pagata l’IVA.

Tale opportunità è offerta ai risparmiatori e investitori italiani se il loro l’acquisto è effettuato presso i cosiddetti “Operatori Professionali in Oro” licenziati e iscritti su un apposito Albo redatto, e rigorosamente controllato, dalla Banca d’Italia. Possono richiedere l’iscrizione all’Albo esclusivamente società di capitali  (quindi s.r.l. o S.p.A.) con un capitale sociale interamente versato, la Banca d’Italia si riserva di rilasciare o meno l’autorizzazione dopo aver vagliato numerosi elementi dell’azienda richiedente, non ultimo il presupposto che i soci e gli amministratori possiedano i requisiti definiti di “onorabilità” necessari allo svolgimento di questa delicata attività.

Nessuna imposta è dovuta nel permanere in possesso dell’oro acquistato, questo significa che, ai privati, non sono richieste dichiarazioni sul possesso di qualunque quantitativo ne sulla sua gestione che avviene in piena autonomia dell’acquirente. E’ importante invece che, dell’oro da investimento, venga conservato il documento relativo al suo acquisto, la classica “fattura” che viene ricevuta dal fornitore, perché, ed è l’unico momento in cui si comincia a parlare di tassazione, che servirà quando sarà giunto il momento di rivendere l’oro da investimento.

Al momento della rivendita se il ricavo ha generato una “plusvalenza”, cioè se l’incasso della cessione è maggiore della spesa sostenuta, tale provento sarà assoggettato a tassazione, per questo è importante conservare il documento di acquisto originale, perché da qui si calcolerà la base imponibile della tassazione. La plusvalenza relativa all’oro da investimento è equiparata a quella di ogni altra rendita finanziaria (gli interessi sul conto corrente, azioni, obbligazioni, ecc.): il cosiddetto “Capital Gain”.

Dal primo luglio del 2014 l’imposta deve essere corrisposta in misura del 26% dell’importo della plusvalenza e dichiarata nell’apposito Quadro RT del Modello Unico, questa plusvalenza non si cumula ad altri redditi ed è dovuta indipendentemente dal reddito complessivo del dichiarante.

Esempio di calcolo della tassazione a cui sarà soggetta tale plusvalenza: se si è acquistato a 100 e si rivende a 120 sarà da dichiarare una plusvalenza pari a 20, si dovrà di conseguenza pagare il 26% calcolato su 20.

Nel caso in cui non si sia in possesso della documentazione relativa all’acquisto e/o sia impossibile rintracciarla, l’Agenzia delle Entrate ha previsto, in caso ciò avvenga, di calcolare la plusvalenza sul 25% dell’importo complessivo incassato in fase di rivendita.

Tornando all’esempio precedente il 26% verrà calcolato non più su 20 (che era documentabile)  ma su 30 (cioè il 25% di 120) che l’Agenzia delle Entrate avrà presupposto come effettivo Capital Gain in assenza di documentazione.

Oltre a quanto sopra riportato non sono previste altre tassazioni.

 

La domanda di oro

La domanda di oro può essere per fini industriali o di investimento.

Domanda oro per fabbricazione e investimento

La domanda per fabbricazione è determinabile come trasformazione di oro in prodotti finiti o semilavorati, per usi commerciali o industriali. Il comparto della gioielleria, ha sempre rappresentato il settore più rilevante della domanda totale e negli ultimi anni questa ha sorpassato la produzione mineraria mondiale. Nei primi anni ’80 la domanda era concentrata per ¾ nei paesi sviluppati, al contrario negli anni ’90 nei paesi emergenti. La produzione è passata dalle 1.200 tonnellate circa degli anni ’70 e primi ’80, alle 2.800 dell’inizio degli anni ’90, fino alle circa 3.150 del 1999. L’incremento della lavorazione degli anni ’90 è dovuto principalmente all’aumento nella produzione di oggetti tradizionali indossati per speciali occasioni di vita sociale e per i matrimoni in India, che, grazie anche alla liberalizzazione legislativa del settore, è diventato il principale consumatore di oreficeria.

Cina, India ed Indonesia rappresentano paesi con più grande potenzialità di incremento futuro in considerazione anche del fatto che qui vive la metà della popolazione mondiale. Il gioiello sta abbandonando a poco a poco il ruolo di bene rifugio e sta divenendo sempre più un segno di prestigio e di status sociale, specialmente quando si parla di brand e prodotto reclamizzato. Nonostante l’appeal per il gioiello di grido, caratterizzato da una “griffe” stia proseguendo a ricevere sempre più successo, l’entrata nel nuovo millennio non è stata così favorevole alla produzione di oreficeria, sottolineando un graduale calo fino alle attuali 2.500 tonnellate circa prodotte. Molteplici sono le cause di tale calo; tra queste determiniamo indubbiamente un cambiamento di costume e di abitudini dei consumatori principalmente dei paesi occidentali, in maggior misura richiamati da altri beni diventati ormai di massa, come cellulari o altri oggetti High Tech (smartphone, palmari, tablet, fotocamere digitali, ecc.).

Gli anni 2000, oltre a ciò, sono stati inoltre contraddistinti da fasi di rallentamento dell’economia che hanno di fatto compromesso la fiducia dei consumatori di prodotti di oreficeria e gioielleria, condizionando le scelte di acquisto e diminuito i budget di spesa delle famiglie che acquistano gioielli. Discorso differente è stato l’avvicinamento degli investitori e risparmiatori per quanto riguarda l’oro. Dopo perlomeno un decennio di ribassi, a partire dal 2001, è iniziato un nuovo trend rialzista multi annuale supportato in buona parte proprio dall’investimento e per protezione dai rischi economici, finanziari (vedi ribasso del dollaro) e geopolitici.

La domanda di oro da investimento si è articolata su più fronti ovvero sotto forma di monete o lingotti, o collegati a strumenti derivati direttamente od indirettamente al fisico (ETF). L’oro ha, infine, anche un impiego industriale propriamente detto: grazie alla sua resistenza alla corrosione ed alla ossidazione viene utilizzato nell’industria dentistica, la cui produzione è concentrata specialmente in Giappone, Germania ed Inghilterra. Il settore aveva conosciuto un periodo di boom negli anni ’70, seguito da una forte decadenza per la concorrenza di altri materiali più economici e successivamente, negli anni ’90, è stata registrata una risalita. Inoltre viene usato nel campo aerospaziale e nel settore della fabbricazione delle monete.

 

Fonti:

Guida e storia oro: pagina 1 | pagina 2pagina 3 | pagina 4pagina 5 | pagina 6pagina 7 | pagina 8

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