Notizia clamorosa quella divulgata oggi, che riferisce dell’acquisto del marchio Valentino da parte di alcuni sceicchi del Qatar. L’operazione sarebbe stata conclusa per un controvalore di 700 milioni da parte dei fondi di private equity Permira e la famiglia Marzotto.
Secondo indiscrezioni di stampa dietro l’operazione ci sarebbe Sheikha Mozah, la moglie dello sceicco arabo Hamad bin Khalifa Al Thani.
Si tratta di un’operazione di spessore, in un settore che negli ultimi anni nonostante la crisi è cresciuto a dismisura, per via del sempre maggior utilizzo di brand di elevata caratura nei Paesi emergenti.
A confermare l’operazione lo stesso enturage della società che conferma la cifra. 700 milioni che paga a multipli salati la società, pari a 28 volte il Mol (margine operativo lordo).
In realtà il prezzo è giustificato dalle prospettive di crescita sia del settore che della società. Nei soli ultimi tre anni il fatturato della società è aumentato del 60% portandosi a 322 milioni di euro
Voci interne parlano della necessità di reperire capitali per supportare il processo ambizioso di crescita ed innovazione con un partner intenzionale di prestigio in grado di supportare lo slancio del la maison tra le più conosciute al mondo.
Tornando alla determinante influenza della bellissima moglie dello sceicco, la stampa internazionale scrive della predilezione per gli abiti di Valentino, tanto da esserne una collezionista da molto tempo. Sheikha è solo una delle tre mogli di Hamad bin Khalifa al Thani, evidentemente esercita una certa influenza sullo stesso se questi per accontentarla è disposto a sborsare quella che in tempi di crisi è sicuramente una cifra faraonica.
L’affascinante Sheikha viene considerata un’ambasciatrice del proprio Paese nel mondo, per la sua elevata notorietà in battaglie contro l’oppressione per le donne, l’importanza dell’istruzione in Paesi poveri e i diritti femminili.
Oltre alla moglie è chiaro che l’emiro ha fiutato un affare importante, precluso a molti data la crisi in atto, ma sicuramente di spessore, in un settore in continua crescita e con prospettive uniche.
La sintesi è ancora una volta spiacevole per l’Italia che perde un altro gioiello del made in Italy, cedendo alle lusinghe arabe.