Dal 1991, i CCT sono titoli a medio-lungo termine ed hanno una scadenza a 7 anni.
La loro immissione sul mercato avviene tramite un’asta gestita dalla Banca d’Italia, e anche in questo caso destinata ai soli operatori finanziari autorizzati (banche e Posta) che acquistano i lotti e li rivendono agli investitori che ne hanno prenotato l’acquisto.
Questi titoli possono essere acquistati con un investimento minimo di 1000 euro e poi a salire con multipli di 1000.
Dal giorno successivo alla loro emissione questi titoli sono quotati in borsa e quindi sottostanno all’andamento dei mercati finanziari.
Gli interessi maturati durante il periodo di investimento vengono rimborsati tramite cedole semestrali il cui valore però non è fisso ma variabile e viene di volta in volta stabilito sulla base del rendimento semestrale dei BOT emessi nello stesso periodo aumentato di una percentuale che può variare dallo 0,3% all’1%. Tale rendimento però viene decurtato dell’aliquota di imposta (tasse) del 12,5%.
All’utile scaturito dalla cedola a tasso variabile va unito anche l’utile derivante dalla differenza tra importo di spesa per il loro acquisto e prezzo di vendita sul mercato alla loro scadenza e anche su questo importo però si applica la stessa aliquota fiscale.
Questi titoli, che durante la loro vita sono disponibili sul MOT (Mercato telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato), possono essere acquistati e venduti anche in momenti diversi rispetto alla loro emissione e alla loro scadenza. In questo caso però bisogna valutare bene la decisione in quanto la loro redditività è legata all’andamento e alle oscillazioni del mercato azionario che potrebbero anche risultare poco favorevoli all’investitore che rischierebbe di rimetterci cifre significative.