Wall Street aspetta le trimestrali, incertezza e attesa sui conti di hi-tech e banche

Operatori finanziari di borsaWall Street prosegue imperterrita il suo cammino di rialzi, con i principali indici che viaggiano sui livelli record assoluti, con un rialzo in doppia cifra dall’inizio dell’anno.

Una situazione quasi paradossale, spinta dalla forte iniezione di liquidità della Federal Reserve negli ultimi anni, con un costante Quantitative Easing. La banca centrale ha portato i tassi ai minimi assoluti 0-0,25% e l’economia ha cosi ripreso pian piano a ripartire.

La prossima settimana sarà decisiva per la borsa Usa. Il programma prevede la presentazione di trimestrali tra aziende core, che potrebbero incidere sensibilmente sull’andamento del mercato. Tra le Big della finanza la prima ad alzare il velo, lunedì, sui conti sarà Citigroup. Poi toccherà a Goldman Sachs, Bank of America e Morgan Stanley.

Trimestrali importanti anche nel tech, con Intel, Yahoo (martedi’),  Microsoft, Ibm e Google (giovedì).

Gli analisti attendono poi con trepidazione i conti di General Electric, che viene considerata un barometro dell’economia americana. La società quotata nel Dow Jones presenterà i conti venerdi, e gli analisti si attendono una possibile flessione negli utili.

Presidente Federal Reserve Stati UnitiLe prime trimestrali del settore finanziario sono state piuttosto buone. Jp Morgan e Wells Fargo hanno presentato conti boom con utili in crescita del 33 e 22% ma nonostante tutto hanno deluso taluni analisti per via di ricavi in calo ed una forte contrazione nell’erogazione dei mutui e dei prestiti.

L’economia reale negli ultimi mesi ha mostrato concreti dati in ripresa, soprattutto dal settore immobiliare e dal mercato del lavoro. Uno stock finanziario proprio mentre l’economia inizia a riprendersi sarebbe il peggio. La paura viene dal mercato delle materie prime, che continua a calare. Il prezzo del petrolio è tornato a testare il supporto dei 90 dollari al barile.  

La sensazione è che Bernanke continuerà nonostante qualche voce contraria all’interno del board a sostenere l’economia Usa, anche perché il famigerato 6,5% di tasso di disoccupazione (livello annunciato per iniziare l’exit strategy) non è proprio ad un passo.

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