Le tecnologie digitali fanno ormai ampiamente parte della vita di tutti noi e, così come hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare, di informarci e di rapportarci con ciò che ci circonda, presto completeranno anche quella rivoluzione del mondo del lavoro in atto già da diversi anni.
La Digital Transformation
Digital Transformation e Industria 4.0 sono ormai termini usciti dal gergo tecnico degli economisti e degli imprenditori e divenuti concetti chiave della vita lavorativa, considerati alla base dei metodi di produzione che nel prossimo futuro permetteranno ad aziende di qualunque tipologia e settore di continuare a produrre ricchezza mantenendosi competitive sul piano internazionale. Se con il termine “Digital Transformation” si intende l’insieme dei cambiamenti nella struttura aziendale che vanno dall’introduzione di nuovi sistemi produttivi basati sulla rete, all’implementazione delle varie possibilità di ottimizzazione del lavoro offerte dall’Internet of Things, fino ai percorsi di formazione necessari per guidare il personale nello sviluppo delle dovute competenze digitali, quando si parla di “Industria 4.0”, ci si riferisce ad un fenomeno ben più specifico, a volte presentato anche come “Quarta rivoluzione industriale”.
La Quarta Rivoluzione Industriale
La portata delle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie ha già dato vita ad un cambiamento che sta travolgendo il settore dell’industria, da sempre quello più strategico per ogni nazione basata su un’economia avanzata: processi di lavorazione interamente automatizzati ma al tempo stesso sempre più flessibili e performanti, sistemi informatici di controllo che interagiscono tra di loro e con le componenti produttive, strumenti come la realtà aumentata per la guida e il supporto delle attività del personale e ancora lo sviluppo di nuove discipline come la sicurezza informatica e le big data analytics per lo sviluppo di metodi predittivi sempre più accurati, mirano a rivoluzionare i vecchi schemi produttivi.
La quarta rivoluzione industriale promette una migliore ottimizzazione dell’uso delle risorse e una riduzione dell’impatto ambientale delle attività antropiche, la generazione di un ambiente di lavoro più sicuro e a misura d’uomo, nonché un incremento della qualità e della quantità della produzione. Tuttavia, tra gli effetti attesi, come molti analisti e studi internazionali da tempo annunciano, questa rivoluzione si accompagnerà con la scomparsa di determinati profili professionali e, di conseguenza, con ingenti aumenti della disoccupazione in alcuni dei più importanti settori produttivi, tema questo che ancora stenta a trovare il giusto spazio nel dibattito pubblico. In Italia, i dati economici continuano a segnalare una fase di, seppur timida, ripresa.
Se il tasso di disoccupazione generale a dicembre del 2016 si manteneva attorno al 12%, quello giovanile tornava a destare grande preoccupazione, perché nuovamente in crescita al 40,1%, secondo le rilevazioni dell’Istat. I dati dell’industria italiana, invece, mostrano un importante trend di crescita: lo scorso novembre, il fatturato del settore era in crescita di un netto 3,90% su base annuale, mentre gli ordinativi aumentavano dell’1,5%.
Il Piano nazionale Industria 4.0 2017-2020
Nell’ottica di agganciare la ripresa dell’economia che in altri paesi europei ha già visto il valore del PIL tornare ai valori pre-crisi e di tornare a rendere competitivo sul mercato internazionale il settore manifatturiero italiano, è stato introdotto il Piano nazionale Industria 4.0 2017-2020, un corposo insieme di iniziative e investimenti pubblici che mirano a stimolare il comparto produttivo, sia attraverso una campagna di sensibilizzazione mirata, che fornendo gli strumenti e i finanziamenti necessari per consentire alle imprese di convertirsi al nuovo modello produttivo.
L’iniziativa del governo punta soprattutto a sostenere gli investimenti privati nel settore Ricerca e Sviluppo e nell’acquisizione di nuovi macchinari, strumenti e tecnologie finalizzati all’innovazione in chiave digitale. Tra gli obiettivi dichiarati dal Piano, rientra il completamento della diffusione della banda larga e ultra larga sul suolo italiano, con il raggiungimento, entro il 2020, dell’accesso ad una connessione a 100 Mbps per il 50% delle aziende italiane e a 30 Mbps per il 100% delle realtà produttive. Tra le iniziative che già stanno riscuotendo grande successo, rientrano gli incentivi fiscali per le aziende che scelgono di investire nell’innovazione, che secondo le previsioni del Governo dovrebbero portare ad un incremento della spesa privata per le nuove tecnologie pari a circa 10 miliardi di euro solo nel 2017.
In particolare, è prevista l’introduzione di un “iperammortamento” che porterà l’attuale aliquota del cosiddetto “superammortamento” dal 140% al 250% del valore ammortizzabile per gli investimenti nell’acquisto di beni associabili agli strumenti dell’Industria 4.0. Ciò significa che le imprese che scelgono di investire nell’innovazione potranno recuperare buona parte delle spese sostenute sotto forma di una riduzione delle tasse pagate spalmata sui 5 anni successivi. La novità più interessante prevista dal Piano nazionale Industria 4.0 sta nel fatto che, per la prima volta, gli incentivi fiscali vengono estesi anche agli investimenti per l’acquisto di beni immateriali, ovvero di quella componente software che sempre si lega all’introduzione di nuovi strumenti e macchinari e che è parte integrante del processo di innovazione digitale.
Le spese sostenute per l’introduzione di software, sistemi, piattaforme e applicazioni per la progettazione del prodotto, l’analisi e il controllo del suo ciclo di produzione e la gestione della manutenzione degli apparati (cosiddetti CMMS, Computerized Maintenance Management System) potranno essere oggetto del superammortamento del 140%, sebbene comunque subordinati ad investimenti connessi con beni materiali dell’industria 4.0. Questo aspetto del Piano industria è forse il più importante, perché offre davvero alle industrie italiane l’incentivo necessario per adottare sistemi e tecnologie in grado di snellire e rendere più efficienti le attività. I software per la gestione della manutenzione, ad esempio, permettono di rendere ottimizzare uno dei compiti che maggiormente gravano sulla competitività di qualunque impianto industriale, abbattendo tempistiche e costi, migliorando la tempestività degli interventi e agevolando il lavoro degli operatori preposti al mantenimento in condizioni di piena operatività di tutti i sistemi di produzione.
É ancora presto per sapere se il Piano Industria 4.0, entrato ufficialmente in vigore lo scorso 10 gennaio, riuscirà a produrre gli effetti attesi. Tuttavia, istituzioni e mondo della produzione sembrano essere concordi e fiduciosi sulla strada intrapresa. Non resta che scoprire se il Made in Italy riuscirà a vincere anche questa scommessa sull’innovazione e sul futuro.
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