L’economia mondiale sta cambiando. Lo scenario è sempre più favorevole alle economie emergenti che possono contare su crescite solide e una situazione finanziaria sotto controllo.
In Occidente, le recenti crisi hanno messo a nudo un sistema finanziario debole e una situazione demografica penalizzante, con un invecchiamento costante che perdurerà nel tempo, e penalizza la crescita nel lungo termine.
Il report presentato da Pwc sull’economia mondiale nel 2050 vede in testa la Cina. Il Paese asiatico cresce a ritmi record e sta pianificando azioni tese a rinforzare i consumi interni di modo che in futuro sia sempre meno dipendente dall’export. La nuova normalità sarà quindi un’economia dominata dall’ascesa dei Paesi emergenti con l’Europa che assumerà una rilevanza secondaria a livello mondiale. Soltanto gli Stati Uniti riusciranno a tener testa ma finiranno per lasciar spazio al primo gradino proprio alla Cina.
Le economie che dal 2013 al 2050 cresceranno più velocemente sono Nigeria, seguita da Vietnam, India, Indonesia, Malesia, Cina, Arabia Saudita e Sudafrica.
Le prime economie saranno Cina, Stati Uniti e India mentre Brasile e Giappone dovrebbe seguire al quarto e quinto posto ma ben distanziate. Inoltre le previsioni della società sono della possibilità che Russia, Messico e Indonesia superino Germania e Regno Unito.
La Turchia invece supererà l’Italia. Il Bel Paese stando all’attuale situazione è visto in rapida discesa, con diverse economie che dovrebbero superarla.
In particolare, il Pil italiano attuale è di 1.979 miliardi di dollari, che sono previsti in rialzo a 2.629 nel 2020 e 3.867 nel 2050.
Nel 2020 l’economia italiana dovrebbe star al tredicesimo posto (dal decimo posto attuale) scendendo poi di un’ulteriore posizione nel 2050 per lasciar posto alla Nigeria. L’economia italiana rimarrà comunque davanti a quella spagnola e canadese.
Pwc indica inoltre alcuni elementi che potrebbero frenare l’ascesa degli emergenti se non affrontati in maniera opportuna come il disavanzo pubblico in India e Brasile, un’elevata dipendenza da petrolio e gas in Russia e Nigeria, spread elevato tra ricchi e poveri in Cina che potrebbe portare a tensioni sociali, instabilità economica e finanziaria in Vietnam.