In un anno di forte crisi per il settore automotive, con le immatricolazioni in Europa in contrazione di circa il 20%, non mancano le mosche bianche.
Un anno terribile che ha portato il numero di auto vendute sui minimi dal 1979 con la situazione che negli ultimi mesi è addirittura peggiorata, tanto che a dicembre il numero di immatricolazioni si è contratto del 22,5% rispetto allo stesso mese del 2011 portando il numero totale di auto vendute a 1,4 milioni
Chi si è salvato da questo massacro? Le case automobilistiche tedesche hanno registrato numeri interessanti, in alcuni casi anche straordinari. Basta pensare a Bmw, che in un anno di forte recessione come il 2012 ha registrato il numero record di auto vendute.
Il gruppo ha registrato una crescita del 10,6% con una propulsione negli ultimi mesi, con una crescita del 14.8% nel mese di dicembre, pari a 181 mila auto venute.
Il management del gruppo si è già pronunciato con ottimismo sui tre principali brand: Bmw, Mini e Rolls Roys.
Le vendite Bmw si sono registrate massicciamente nelle principali economie con gli Stati Uniti al primo posto, ma non in secondo piano l’apporto della Cina.
Risultati molto positivi anche per l’altra tedesca Volkswagen, che ha già annunciato che la Cina rappresenta ormai il suo principale mercato. Il gruppo di Wolfsborg è stato il primo ad entrare nel Paese asiatico, anche prima del Wto.
Il management ha fatto sapere, dopo le numerose acquisizioni realizzate nel mercato dell’auto, di voler procedere all’acquisto del 100% di Man, azienda leader nella produzione di camion e veicoli pesanti.
Non è andata bene invece alle altre cause automobilistiche. Il gruppo Peugeot-Citroean ha fatto sapere di aver registrato nell’anno appena trascorso un calo delle vendite dell’8,8% rispetto allo scorso anno pari a 2,82 milioni di autovetture vendute. Decisivo il contributo assai negativo proveniente dalla vendite in Francia, Spagna e Italia.
Un anno difficile anche per il gruppo Fiat, negli ultimi giorni concentrato a completare il proprio ingresso in Chrysler, l’azienda canadese che Sergio Marchionne ha portato in salvo mentre era sull’orlo della bancarotta.
I sindacati che detengono una partecipazione nella società automobilistica non mollano la presa e annunciano di voler rilanciare la richiesta per la cessione delle proprie partecipazioni considerando i progressi fatti dall’azienda rispetto agli anni più difficili, come testimonia il ritorno agli utili.
Il sindacato Veba destiene qualcosa come il 41,5% di Chrysler, e sarà disposta ad offrire i titoli sul mercato piuttosto che darli al Lingotto, se non ad un prezzo congruo.