Grecia, sempre più possibile l’ipotesi default

Giorni di elevata tensione per la Grecia, le cui possibilità di default sono decisamente aumentate nelle ultime ore dopo che il rapporto della Troika ha evidenziato le difficoltà del Paese, che nonostante gli sforzi fatti negli ultimi anni potrebbe avere necessità di  ulteriori aiuti in futuro.

Yannis StournarasIl rinvio dell’ultima tranche di aiuti internazionali ha messo in serio imbarazzo il Paese, che è dovuto tornare sul mercato collocando bond da 1 a 6 mesi.

Difficile ipotizzare le conseguenza di un default sulla moneta unica, in un momento in cui il mercato già deve scontare la difficile situazione degli Stati Uniti travolti dal problema Fiscal Cliff.

Il ministro delle Finanze ellenico Yannis Stournaras, ha parlato con preoccupazione dinanzi al Parlamento Europeo esprimendo il proprio disappunto sull’andazzo degli ultimi tempi con il Paese che se non riceverà aiuti sarà costretto a dichiarare bancarotta.

Il ministro sottolinea gli sforzi fatti dal governo con l’approvazione di ulteriori misure restrittive, poste come condizione per ottenere gli aiuti. La tranche di 31,5 miliardi viene costantemente rimandata dall’estate ed è già la seconda volta che il Paese torna sul mercato.

Atene a questo punto chiede chiarezza alla Bce e alla Troika, sperando che martedì durante il vertice Eurogruppo venga raggiunto un accordo. Il 20 novembre quindi rappresenta un data importante per comprendere le sorti del Paese.

Ue Claude JunckerPer ora i leader politici sembrano non dar importanza alle voci sul default ellenico, tanto che il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker ha lanciato segnali di tranquillità sottolineando che si è molto vicini ad un accordo prendendo l’impegno in prima persona affinché venga presa una decisione congrua.

Secondo le ultime indiscrezioni di stampa pare che sia stata accolta la richiesta del premier Samaras nell’ottenimento di due ulteriori anni per il rientro dal deficit al 3%.

All’interno della Troika ci sono comunque posizioni discordanti e quello che interessa comprendere e se il Paese potrà realmente farcela o se si tratta soltanto di un problema rinviato all’infinito in avanti. Dal Fmi, il direttore Christine Lagarde ha chiesto chiarezza sulle tempistiche necessarie al Paese per far tornare il rapporto debito/Pil sotto il 120% ponendo come data probabile il 2022 rispetto al 2020 inizialmente ipotizzato.

Non sarà semplice convincere alcuni Paesi come Finlandia, Olanda, Germania e Austria a dare l’ok con quest’ultima che ha già chiarito che non parteciperà ad altre operazioni di salvataggio del Paese.

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