Continuano a ritmo serrato le trattative tra la Grecia e la Troika, il comitato costituito da funzionari di Bce e Fmi appositamente per monitorare l’attività dell’esecutivo ellenico nell’azione di contrasto alla crisi.
Il nodo principale è costituito dalla richieste del premier greco Antonis Samaras di allungare i tempi di realizzazione dell’ennesimo piano di tagli, stimato in 13,5 miliardi di euro e che Bce e Fmi vorrebbero veder realizzato entro 2 anni.
I tempi sono strettissimi e se il Paese non riceverà gli aiuti sarà costretto a dichiarare bancarotta. A confermalo lo stesso Samaras, in un’intervista all’Handelsblatt, sottolineando che il Paese terminerà le proprie risorse entro la fine del mese di novembre, dopodiché sarebbe costretta a dichiarar bancarotta qualora non dovessero pervenire risorse ulteriori.
Intanto a inizio settimana prossima, il premier incontrerà in cancelliere tedesco Angela Merkel, proprio per chiarire la posizione del Paese, e la necessità di ottenere gli aiuti in tempi più che rapidi. A sorpresa il neo eletto presidente del Consiglio ha sottolineato come il Paese ha più bisogno di tempo che di nuove risorse. Samaras paragona la situazione del Paese a quella della Repubblica di Weimar: sottolineando che la Grecia si trova di fronte ad una grande sfida, con una disoccupazione galoppante ed una recessione che dura da 6 anni e che anche il prossimo anno non dovrebbe mancare.
Il premier ellenico sente il peso della grande responsabilità che ha il suo governo, che se dovesse fallire, per sua stessa ammissione sarebbe il caos in Grecia tanto da parlare di ultima chance. A suo dire, la popolazione a dir poco demoralizzata sa bene che in questi anni si sta decidendo il futuro del Paese ma dopo i tanti sacrifici fatti in questi anni, avendo pagato a duro prezzo, uno stile di vita probabilmente sovradimensionato rispetto alle reali condizioni economiche in cui versa il Paese, ora non è possibile chiedere nuovi sacrifici come invece vorrebbero le istituzioni internazionali.
Samaras non vede l’opzione del Paese fuori dall’euro, parlando di “catastrofe”. E per uscire dalla crisi chiede alla Bce due interventi l’uno diretto ad abbassare i tassi, l’altro prolungare lo scadenziamento dei bond.
Attesa ora la risposta della Bce, ma non sarà semplice convincere alcune posizioni fortemente contrariate a concedere nuove condizioni al Paese, dopo le continue delusioni avute in passato.