La crisi del settore automobilistico, palesata dai disastrosi dati sulle immatricolazioni tanto in Europa quanto in Italia, ha posto al centro del dibattito il settore, che nel nostro Paese assume una rilevanza strategica considerando l’elevato tasso occupazionale che impiega.
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, è intervenuto sul tema nell’ambito dell’assemblea annuale di Unindustria Bologna, dichiarando di non conoscere il tema nel dettaglio, ma di sostenere a prescindere, che un’economia forte come quella italiana non può non avere un’industria automobilistica di un certo tipo, considerando che oltre all’automotive in se, dietro c’è un indotto importante.
Rispondendo alle domande dei giornalisti sulla possibilità di un incontro con l’Ad Sergio Marchionne, Squinzi ha sottolineato che non ha mai avuto modo di conoscere il manager italo-canadese ma di esser disponibile a scambiare opinioni, qualora si presentasse questa opportunità.
Il presidente dell’organizzazione degli industriale continua a lanciar frecciatine a Mario Monti, sottolineando l’eccessiva focalizzazione sul risanamento sacrificando del tutto la crescita. Squinzi chiede interventi specifici in tal senso, pur sottolineando che quanto fatto da Monti era fondamentale perché chiesto tassativamente dalla Bce.
Tornando sul caso Fiat, continuano le polemiche dopo il comunicato della società di aver abbandonato definitivamente il progetto Fabbrica Italia, con la forte ira di alcuni industriali italiani come Diego Della Valle.
Anche alcuni ministri, come Corrado Passera, hanno chiesto a Marchionne un intervento chiarificatore. Molto probabilmente non ci saranno altri annunci prima del 30 ottobre, data in cui è stato convocato il Consiglio di Amministrazione, dal quale si avranno sicuramente maggiori dettagli sulla nuova strategia del gruppo e sull’intenzione se non di accrescere ma quanto meno mantenere l’attuale impegno industriale in Italia.
Cresce intanto l’attesa sui dati relativi alle immatricolazioni in Europa sui quali non si attendono risultati confortanti, dopo che l’annuncio è stato rinviato da oggi a domani. Si teme la decisione di chiudere uno degli stabilimenti in alternativa alla continua cassa integrazione.