Spending Review: pugno duro dei sindacati contro tagli pubblico impiego

Il risanamento dei conti pubblici, e il fatidico raggiungimento del pareggio di bilancio, ora passa per la spending review, l’operazione di taglio dei costi pubblici.

Si tratta di un nodo cruciale, che tuttavia incontra numerose difficoltà inattese, costituite dal muro apposto dai sindacati che hanno annunciato guerra in caso di tagli che riguardano il pubblico impiego. Le ultime indiscrezioni di stampa parlano di un cantiere di provvedimenti che potrebbero portare ad un ridimensionamento dei dipendenti pubblici tra le 10 mila e le 30 mila unità.

Raffaele BonanniTra i più agguerriti il leader della Cisl Raffaele Bonanni, che ha già annunciato la ferma intenzione di impedire un provvedimento del genere. Bonanni pur riconoscendo la necessità di riorganizzare la pubblica amministrazione, non condivide la strategia dei tagli agli statali.

Il ministro Griffi non si è comunque nascosto, annunciando che gli interventi in arrivo sono molto importanti, che segnano una linea di discontinuità importante rispetto a quella seguita in passato. In auge vi è infatti una riduzione del 20% dei dirigenti pubblici, 10% per i secondi livello, 5% per i livelli inferiori.

Questo a grandi linee, ma ci saranno interventi che colpiranno singole voci di spesa, e che potrebbero fare la differenza in termini assoluti. Uno degli esempi calzanti è quello dei buoni pasto, che saranno ridotti da 7,5 a 5 euro.

La spending review poi va integrata con la nuova riforma pensionistica approvata di recedente dal ministro del welfare Elsa Fornero.
Per chi verrà coinvolto dal provvedimento non sono ancora state studiate le conseguenza, mentre si rincorrono le ipotesi tra la cassa integrazione biennale al pre pensionamento utilizzando quanto stabilito dal precedente governo e poi congelato da Mario Monti con il suo arrivo a Palazzo Chigi. Creare le condizioni per un pre-prensionamento potrebbe rappresentare un compromesso importante, che crea l’intesa con i sindacati.

Riforme pubblico impiego Mario MontiMario Monti nelle ultime interviste ha fatto sapere di non aver fretta di approvare gli ultimi provvedimenti pur sottolineando che dalla spending review dovrebbero arrivare i 4 miliardi del 2012 e gli 11 miliardi del 2013 che dovevano giungere dall’incremento dell’Iva. Sull’incrementare l’Iva dal 21 al 23% il governo continua a sorvolare studiando strade alternative, ma di certo se la situazione non dovesse concludersi al meglio, l’imposta sul valore aggiunto potrebbe esser sempre ripresa in considerazione.

Enrico Bondi, commissario straordinario deputato ai tagli pubblici, ha già fatto sapere di aver le idee chiare su dove intervenire per raggiungere i numeri che gli sono stati chiesti da Mario Monti, all’atto della sua nomina.

L’obiettivo da qui al ritorno alle urne, previsto per la prossima primavera, i conti dovranno ritornare in ordine, per garantire non solo la virtuosità del Paese ma la stessa sua sopravvivenza nel tempo.

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