Il braccio di ferro tra la Bundesbank ed il resto dell’Eurozona continua. I tedeschi, dopo esser stati messi in minoranza all’interno del board della Bce, non ci stanno a ricoprire un ruolo non da protagonisti e tornano alla ribalta con il presidente Jens Weidmann, che chiede riforme per rendere possibile il fallimento di uno Stato all’interno dell’Unione.
Jens Weidmann ritiene che il mercato per esser libero, dovrebbe prevedere che una controparte, qualora non rispetti gli impegni assunti, possa fallire. La visione dell’economista tedesco è sempre stata in contrasto con gli altri leader, tanto da suscitare numerose diatribe anche con Mario Draghi, che dal suo canto è propenso ad aiutare i Paesi in difficoltà.
“Nel lungo termine dobbiamo assicurare che sia possibile il fallimento di uno Stato. La possibilità di un default è un elemento chiave per la disciplina di mercato”.
Queste le parole del tedesco ad una conferenza organizzata a Parigi dalla banca centrale transalpina. Probabilmente non ha tutti i torti ma difficile ponderare le conseguenze che un default avrebbe sull’euro e sulla stabilità dei mercati, considerando che la sola idea del fallimento di Atene, ha messo all’angolo l’intera economia dell’Eurozona.
Di sicuro la crisi della Grecia non è stata affrontata nel migliore dei modi, provocando numerosi attacchi speculativi con un Paese che da 5 anni vive una situazione di forte recessione.
Il numero uno della Bundesbank sottolinea poi che “conti pubblici solidi sono uno degli elementi per avere una valuta stabile”, e poi aggiunge che su questo la banca centrale europea non può fare molto. “Il risanamento dei conti pubblici è fondamentale per stabilizzare le attese di inflazione e sostenere la crescita”.
In sostanza secondo Weidmann, risanamento e crescita corrono nei medesimi binari. Non è quindi possibile crescere se prima non si mettono in ordine i conti. Un’impostazione simile a quella seguita nell’ultimo anno dall’Italia di Monti, fortemente condizionata dal volere europeo dopo la procedura di urgenza in cui è stato inserito il nostro Paese.
Il tedesco rincara la dose sottolineando che negli ultimi mesi la volontà da parte dei governi di risanare i conti è andata scemando poiché i mercati non sono più stati sotto pressione. Ma il suo timore è che i mercati prima o poi possano tornare a tormentare il vecchio continente, con attacchi speculativi simili a quelli vissuti fino ad un anno fa.