Italia tra recessione e deficit, con pressione fiscale al 52%

Mario Draghi governatore BCELa situazione macroeconomica italiana continua a peggiorare, tanto da creare allarmismo tra le istituzioni internazionali. In particolare, la settimana scorsa l’Ocse ha sottolineato che il Bel Paese sarà l’unico in Europa che attraverserà un anno di recessione, per poi tornare a crescere a ritmi molto lenti nella seconda parte dell’anno.

Ma nel secondo semestre si crescerà sul serio? Quelle che erano certezze fino a poco tempo fa lo sono sempre meno, tanto che Mario Draghi ieri si è detto perplesso sul ritorno alla crescita in Eurozona, soprattutto nei Paesi più in difficoltà.

Tornando all’Italia, l’incertezza politica degli ultimi giorni sicuramente non aiuta, e allontana gli investitori istituzionali dal nostro mercato. La recessione è infuocata e l’austerity ha depresso ulteriormente i consumi. Inoltre le recenti manovre hanno incrementato la pressione fiscale, che nel IV trimestre dello scorso anno, secondo le rilevazioni Istat è salita al 52%.

Gli analisti hanno fatto  notare che si tratta di un dato record assoluto, con un incremento dell’1,5% rispetto all’analogo trimestre dell’anno scorso. A livello medio annuale la crescita è stata dell’1,4% con un dato che però si attesta al 44%.

Pressione fiscale MontiL’unico indicatore che è significativamente migliorato, in linea con quanto richiesto da Bruxelles, è stato il rapporto deficit Pil che si è portato al 2,9% in miglioramento dello 0,8% rispetto all’anno precedente. L’Italia ad oggi è uno dei pochi Paesi che si trova allineato alle richieste europee che  richiedono un rapporto al 3% (rapporto di stabilità).

In realtà l’Italia si era impegnato a mettere in atto una serie di azioni che avrebbero ridotto il rapporto ad un livello 0-0,5% con un sostanziale pareggio di bilancio, ma il degeneramento della crescita economica ha inciso direttamente sul rapporto, compromettendone l’obiettivo.

L’Istat ha inoltre rilevato che le entrate fiscali sono cresciute del 2,4% con un impatto sul Pil del 56,3% (rispetto al 54,5% rilevato nel corrispondente periodo del 2011). In crescita anche le uscite (0,7% in più dello scorso anno).

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