Weidmann avverte l’Italia: se fa retromarcia su riforme niente scudo antispread

Governatore Bundesbank WeidmannChe l’Italia non gli stesse particolarmente simpatica lo si sapeva da tempo, ed è fin troppo evidente che non perda occasione per mostrare il proprio disappunto verso il Bel Paese tanto da provocare spesso fraintendimenti tra i leader politici dei rispettivi Paesi.  

Il riferimento è a Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, che nei giorni scorsi ha nuovamente attaccato l’Italia in una intervista al settimanale Focus, in cui si è detto preoccupato sulla situazione politica alla luce dell’esito delle recenti elezioni politiche.  

Il numero uno della banca centrale tedesca ha sottolineato il proprio scetticismo sul futuro del Paese, dopo che alcuni leader politici finiti in prima linea dopo le elezioni, discutano su quanto realizzato da Mario Monti durante l’anno del governo tecnico. Weidmann ha spiegato che una marcia indietro sulle riforme costringerebbe la banca centrale a non poter intervenire in caso di attacco speculativo sul Bel Paese, acquistando titoli di Stato italiani come successo nel 2011 e lo scorso anno.  

La condizione essenziale per l’attivazione dello scudo antispread è quella di mettere sul campo azioni per il risanamento dei conti pubblici, concordate direttamente con Bruxelles.  

Aiuti economici BCE a CiproUn recente dossier del Fondo monetario internazionale ha parlato positivamente dell’Italia, sostenendo che il raggiustamento dei conti pubblici porterà  benefici anche in termini di crescita, che si manifesteranno a partire dal terzo trimestre di quest’anno pur sottolineando l’importanza di azioni di stimolo alla domanda interna.  

Weidmann sottolinea che “quando i principali attori politici in Italia discutono di una possibile inversione sulla strada delle riforme o anche dell’uscita dalla zona euro e, di conseguenza, i tassi aumentano, non possono poi pensare che questa sia o possa essere una ragione di intervento della banca centrale. I cittadini e il governo devono decidere la direzione politica nazionale e assumersi le conseguenze”.     

Cosa accadrà ora? Prima di tutto sarà necessario formare un nuovo governo, solo dopo l’esecutivo potrà farsi rispettare, considerando che l’Italia ha i conti in equilibrio con un deficit/Pil sotto al 3%, quindi in linea con i parametri europei.    

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