La cedolare secca ha deluso e non poco. L’intervento voluto lo scorso anno dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti non ha portato i benefici sperati nelle casse dello Stato tanto che secondo quanto reso noto dal direttore del dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia, Fabrizia Lapecorella,gli introiti per l’Erario sono stati di 672 milioni di euro rispetto ai 2,7 miliardi di euro inizialmente stimati.
Riviste in ribasso, conseguentemente anche le previsioni per l’anno in corso a 814 milioni di euro rispetto ai 3,8 miliardi di euro inizialmente stimati. A questo punto ci si domanda se la nuova modalità di tassazione sia servita a far emergere il nero degli affitti e di quanto.
Lapercorella ha sottolineato che è prematuro fare ipotesi e che sarà necessario ancora tempo prima di poter giungere a conclusioni compiute. Di sicuro, tra le cose da migliorare vi è la complessità delle attuali procedure necessario all’esercizio della cedolare secca sugli affitti, tanto che diversi proprietari hanno preferito non optare per la stessa.
Il funzionario infatti sottolinea che la stima degli introiti di 4 miliardi di euro teneva in considerazione che ad esercitare l’opzione per la cedolare secca sarebbero stati tutti i proprietari che avevano un’effettiva convenienza ad optare per la stessa.
La cedolare secca consente di pagare un’imposta sostitutiva del 21% sugli affitti fino al 19% anziché l’aliquota di imposta ordinaria IRPEF.
Intanto arrivano notizie molto negative dal mercato immobiliare italiano che nel terzo trimestre di quest’anno ha registrato un calo di compravendite del 25,8% che porta il mattone italiano sui minimi dal 2004.
A riferirlo l’Agenzia del Territorio secondo la quale la situazione è molto complessa e si continuano a registrare variazioni negative sia per quanto concerne il numero di compravendite che i prezzi delle stesse tanto che una prosecuzione di questa tendenza rischia di portare il numero di compravendite annuali a 500 mila unità , toccando il dato minimo storico dagli anni ’80.
La situazione è in peggioramento in tutte le aree. Bologna registra con una variazione del 30% il calo più elevato, mentre Palermo registra una variazione negativa del 28,1%.
Roma, Milano e Firenze registrano cali simili nell’ordine del 27%.