Il mercato immobiliare è il termometro della situazione economica di un paese. Prima degli altri settori avverte la crisi, e in anticipo avverte la ripresa. Non stupisce, quindi, che proprio il “mattone” sia al centro delle attenzioni degli addetti ai lavori.
Cosa riserva il 2015 per il mercato immobiliare? Quello che ci aspetta è un anno in chiaroscuro. A dirlo è l’Istat.
I dati dell’Istat
L’ente di statistica ha pubblicato il 9 dicembre il rapporto annuale sul “real estate” italiano. Dai risultati del 2014 è evidentemente possibile produrre previsioni sull’anno appena iniziato.
La prima evidenza notevole riguarda i prezzi. Siamo in deflazione (anche se soprattutto a causa del crollo del petrolio) e ciò vale anche per il mattone. Nel quarto trimestre del 2014, rispetto allo stesso periodo del 2013, i prezzi delle case sono scesi dello 0,5%. Il calo è più forte se si paragona l’intero 2014 all’intero 2013: -3,6%.
Eppure, sempre sul fronte dei prezzi, si registra una buona notizia: per quanto riguarda le abitazioni di nuova costruzione, si evidenzia un aumento dello 0,7%. Proprio questo è il dato di partenza per ogni speculazione di natura positiva.
Un altro parametro da tenere d’occhio è la quantità delle compravendite. Anche queste sono aumentate. Dal 2013 al2014, in particolare, sono salite del 3,7%. Numeri positivi, certo, ma che non sembrano all’altezza delle due ultime inversioni cicliche, avvenute rispettivamente nel 1985 (+17%) e nel 1997 (+9%).
Da questo punto di vista, un aiuto potrebbe essere fornito dall’online. Cresce, infatti, il numero di chi si affida agli annunci online di vendita case per fiutare l’affare.
Cosa dicono gli esperti
Fin qui, i dati nudi e crudi. Come vanno interpretati?
A frenare gli entusiasmi è il presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici.
“Che si riscontri un aumento dello 0,7 nei prezzi di vendita delle case nuove – come registra l’Istat – non significa che il mercato si stia riprendendo. Ai fini di una compiuta valutazione del fenomeno concorrono infatti, oltre che la rilevazione dei prezzi, altri due indicatori: il numero delle transazioni con il volume economico complessivo, e il tempo delle trattative. Nell’attuale condizione del mercato le transazioni si riducono prevalentemente ai casi di necessità e di affezione. Non si cerca l’investimento fine a se stesso”.
L’Istat, invece, ignora persino la possibilità di una svolta nel 2015, rilevando semplicemente che il trend negativo continua dal terzo trimestre del 2006.