Jim Roger punta sulle materie prime e sottopesa bond ed azioni

Jim Rogers, l’investitore di Alabama, investitore ed analista finanziario noto per ritenere le banche centrali responsabili dei recenti disastri economici globali ha rilasciato un’interessante intervista al The Economic Times, nella quale ha espresso la propria opinione sul tema economia Usa e sull’asset allocation nei portafogli di investimento.

Per Rogers, Barack Obama nel suo secondo mandato seguirà la linea tracciata nel primo quinquennio della sua presenza alla Casa Bianca, continuando ad ordinare alla Federal Reserve di stampare denaro per iniettare liquidità nell’economia e di conseguenza incrementare il deficit con conseguenze negative per i cittadini americani.

 

L’imprenditore americano per quanto riguarda l’ asset allocation consiglia di alleggerire le posizioni sui titoli di Stato sia a breve che a lungo termine e di investire sulle materie prime, agricoltura in particolare.

Per quanto concerne il petrolio view positiva anche se uno shock del mercato, proveniente dalla Spagna o da altre situazioni potrebbe spingerei in  basso il greggio, ma in quell’occasione le banche stamperanno ancora più moneta per rimettere a posto le cose.

Parere simile sull’oro, che a suo avviso sicuramente nel prossimo decennio sarà più alto rispetto alle valutazioni attuali, sperando che quando sarà tanto alto da creare una bolla sarà abbastanza attento da vendere prima.

 

A livello valutario scetticismo sul dollaro Usa e sulle azione che a suo avviso con la stampa di denaro sui livelli attuali non potranno salire e se lo faranno sarà meno rispetto alle materie prime.

A livello macroeconomico prevede un rallentamento sia nel prossimo anno che nel 2014 con un incremento della disoccupazione e tensioni sui mercati finanziari. Rogers invita alla preoccupazione gli investitori e non crede nell’obiettività delle agenzie di rating che hanno paura di dire il vero perché sono sotto il mirino del governo americano e non solo.

Sul tema Fiscal Cliff, Jim Rogers ritiene che alla fine sicuramente una soluzione verrà trovata e sarà

negativa, visto che si tradurrà con un aumento del debito, sottolineando che fino a 40 anni fa gli Stati Uniti erano l’economia più ricca del mondo mentre oggi sono il primo debitore al mondo con la politica frenata delle banche centrali.

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