Negli ultimi giorni al centro delle polemiche è finita l’Imu, l’imposta sulle proprietà immobiliari che ha sostituito l’Ici. La decisione del governo di rateizzarne il pagamento in tre tranche, non è servita a placare l’ira dei proprietari, che minacciano di organizzarsi e protestare dinanzi ai palazzi delle principali istituzioni.
In giornata il rapporto Censis è stato molto duro sul tema, descrivendo l’effetto a catena che avrebbe tale imposta, determinando una caduta dei prezzi del 20% entro la fine dell’anno, con punte anche del 50%.
Per il direttore del Censis, Giuseppe Roma, il rischio deriva da un’immediata messa in vendita delle abitazioni da parte dei proprietari, soprattutto seconde case, con la conseguente caduta collettiva dei prezzi. Il rischio a suo dire è concreto, e potrebbe avvenire già nei prossimi mesi, spinti dalla forte motivazione di non pagare l’imposta.
I pluripropretari si troveranno dinanzi un vero e proprio salasso, in quanto sulle prime case riprenderanno a pagare l’ici, che era stata soppressa dal governo Berlusconi, mentre sulle seconde registreranno una rivalutazione del 60%.
A soffrire la crisi potrebbe trovarsi anche il settore immobiliare, già fermo al palo da diversi anni. Secondo l’Istat nel mese di febbraio la situazione è drasticamente fuori controllo, con una caduta delle costruzioni nell’ordine del 20,3% rispetto allo scorso anno. Si tratta di un dato peggiorativo anche rispetto al mese di gennaio, dove il ribasso fu del 10%.
L’effetto potrebbe quindi essere devastante soprattutto a livello psicologico, visto che il mattone viene considerato ormai da molto tempo un bene di rifugio per i risparmiatori italiani. Ad avvalorare ciò ci sono valori concreti, dato che secondo l’agenzia del territorio, tra il 2004 ed il 2008 il valore delle case è cresciuto del 28%.
Nonostante possibili prezzi stracciati, nel contesto in cui si trova il Paese sarà difficile vedere corse all’acquisto sia per la carenza di liquidità che per il credit crunch attualmente in atto; a ciò va aggiunto il comportamento delle banche che si mostrano restie ad erogare mutui.
La semi-chiusura dei rubinetti da parte delle banche è dovuta anche al continuo incremento, quasi raddoppiato rispetto allo scorso anno, delle sospensioni dei mutui da parte dei clienti.
La situazione, dunque, rimane molto delicata e non facilmente gestibile in un quadro di crisi economica internazionale.