L’edilizia crolla a picco, mai cosi negativa

Crisi costruzioni ediliziaL’Edilizia rappresenta sicuramente il settore che ha sofferto maggiormente la crisi in questi anni. Le ragioni sono molteplici, non solo di natura congiunturale ma anche strutturale tanto che sono in molti gli analisti che ritengono che non si è ancora toccato il fondo.

Il rapporto dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni dell’Ance contiene numeri drammatici, riferendosi ai posti di lavoro persi nel settore negli ultimi anni, e alle imprese che hanno dovuto chiudere bottega. I posti di lavoro persi sono stati 669 mila dall’inizio della crisi, con ben 11.177 imprese che hanno dichiarato fallimento, pari al 23% del totale fallimenti registrati nei diversi settori.

Non aiuta il settore la crisi di vendite di case, che proprio secondo il rapporto negli ultimi 5 anni (tra il 2007 ed il 2012) sono crollate del 49% portandosi sui livelli degli anni 80. Non solo mutui, perché anche i finanziamenti alle imprese sono crollati del 45,6% e non hanno aiutato un settore che storicamente è tra quelli più legati alle erogazioni degli istituti di credito.

“Muore l’edilizia, muore la filiera” questa la sintesi dell’associazione di categoria, il cui presidente Paolo Buzzetti mostra preoccupazione nel parlare delle rovine del settore, che finora non ha ricevuto aiuti dal governi che anzi ha introdotto nuove tassazioni, come l’IMU : “con l’Imu le imposte sugli immobili sono aumentate di 12 miliardi di euro”.
“Il 2012 è stato per le costruzioni l’anno più nero nella crisi più intensa e più lunga nella storia del Paese. Mai così bassi gli investimenti, che nel 2013 arrivano al sesto anno consecutivo di caduta, con un calo complessivo del 29%”.

Ministro Economia Stefano FassinaAlla presentazione del rapporto ha presenziato il vice ministro dell’Economia Stefano Fassina, che è intervenuto circa i nuovi provvedimenti varati dal governo, sottolineando che le misure che riguardano il lavoro sono pronte per il prossimo Consiglio dei Ministri.

Sicuramente il tema lavoro è quello più caldo per il governo, e questo potrebbe indurlo a intervenire a sostegno del settore considerando che non sono gli operati sono stati travolti dalla crisi, ma anche liberi professionisti legati al settore, diminuiti del 23%.

Non solo il presente ma anche il futuro è compromesso, tanto che secondo l’associazione in mancanza di interventi mirati da parte dell’esecutivo il prossimo anno potrebbe rivelarsi ancora peggio di quello attuale, con investimenti previsti in calo del 4,3% che in altre parole vuol dire che negli ultimi sette anni gli investimenti nel settore si sono ridotti di 59,3 miliardi di euro, pari al 32,1%.

Puoi lasciare un commento, o trackback dal tuo sito.

Lascia un Commento