L’aumento dell’Iva al 22% varato dal governo Letta, anche se messo in cantiere dall’esecutivo guidato da Mario Monti, se da un lato potrà portare sollievo alle casse dello Stato, dall’altro porterà effetti distorsivi nei consumi interni, già zavorrati dalla forte recessione che sta vivendo il Paese negli ultimi anni.
Per verificare le conseguenze sui consumi bisognerà attendere almeno il prossimo trimestre e nel frattempo la notizia crea sconforto e pessimismo sia ai consumatori che alle imprese.
Per rispondere con forza a questa situazione, alcune tra le grandi catene di supermercati in Italia ha deciso di non provvedere ad applicare aumenti in conseguenza della maggior tassazione ovvero subire il rincaro direttamente e non traslarlo sul cliente. L’iva infatti è un’imposta che grava sul consumatore finale e le imprese applicano sui prodotti venduti per poi rigirare direttamente allo Stato.
Tra grandi marchi che hanno pubblicamente dichiarato che non effettueranno aumenti sono Ikea, Coop e Esselunga. Proprio quest’ultima ha emesso un comunicato in cui dice:
«è solo l’ultimo di una serie di forti pressioni economiche che ricadono sulle famiglie, alle quali Esselunga ha da sempre risposto ritardandone e limitandone l’applicazione, come ad esempio per gli aumenti subiti nel 2012 da parte del mondo della produzione, al fine di salvaguardare il potere d’acquisto dei clienti«.
Intanto Adusbef e Federconsumatori hanno sottolineato di aver ricevuto segnalazioni su aumenti esagerati di prezzi su alcuni prodotti. Come sempre avviene in questi casi, non mancano mai gli sciacallaggi (leggi qui il comunicato).
A difesa degli esercenti è sceso il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, che ha sottolineato che abusi a parte, le imprese faranno tutto il possibile per non scaricare sul cliente finale l’aumento dell’iva ma sarà difficile comunque evitare un aumento dei prezzi nei prossimi mesi.
L’incremento dell’iva dovrebbe portare ad una riduzione del potere d’acquisto tra lo 0,3 e lo 0,4% come avvenuto quando vi fu l’aumento dal 20 al 21%.