L’annuncio del Lingotto di aver definitivamente archiviato il Progetto Fabbrica Italia, ha lasciato senza parole la politica italiana, che in questi anni tanto aveva posto nelle mani del manager italo-canadese Sergio Marchionne le speranze di una rinascita industriale.
Dopo il comunicato diffuso da Fiat nelle scorse ore, alcuni industriali, in primis Diego Della Valle, ha chiesto a gran voce l’intervento del governo Monti nell’aprire un dialogo con il management per comprendere le ragioni del clamoroso dietrofront. In realtà il comunicato già spiegava le ragioni del cambiamento, riassunte delle mutate condizioni macroeconomiche, che negli ultimi mesi sono ulteriormente peggiorate con una recessione stimata al 2,7%.
Anche i sindacati sono inferociti, considerando che la risposta del Lingotto è arrivata al termine di un duro tira e molla, iniziato proprio dalle parti sociali, al quale finora l’azienda aveva spesso glissato l’argomento senza tuttavia mai far alcuna allusione alla volontà di dismettere il piano.
A questo punto cresce l’attesa per un incontro tra una delegazione del governo e Sergio Marchionne insieme ai suoi più stretti collaboratori, che al momento si trovano in Usa per seguire l’altra controllata di pregio della famiglia, la canadese Chrysler.
Il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha sottolineato che ha un contatto diretto con l’Ad di Fiat ed ora è in attesa di conoscere i dettagli della decisione, e soprattutto la strategicità dell’Italia nei piani del Lingotto, soprattutto sul versante occupazionale. Fornero ha dichiarato che ha chiamato Marchionne illustrandogli alcune date in cui poter fissare un merger ed ora attende la risposta del manager.
Intanto tutti i sindacalisti, partendo da Camusso finendo a Bonanni, passando per Landini, chiedono un intervento pubblico di Marchionne per spiegare al paese il perché di questo provvedimento, in quanto le conseguenze saranno disastrose in termini occupazionali. Richiamo diretto anche a Monti da parte di Bonanni, che sottolinea che sul tema i governi non hanno mai aperto bocca in due anni negando l’evidenza.
Forte la reazione di Diego Della Valle, che ha attaccato direttamente l’Ad Marchionne dichiarando che è lui il principale problema dell’azienda, non l’Italia o i lavoratori, prendendo le distanze sottolineando che gli imprenditori italiani condannano l’attegiamento del leader di Fiat.