Il Fmi ha varato ieri l’allargamento del fondo internazionale, che dispone ora di maggiori risorse per fronteggiare situazioni di crisi che potrebbero manifestarsi nel corso dei prossimi anni. Dopo le erogazioni effettuate soprattutto in favore dei Paesi dell’area Piigs (acronimo che racchiude i paesi europei che hanno manifestato maggiori difficoltà come Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), il fondo si era semi-svuotato, per cui, anche nella direzione di offrire una maggiore credibilità ai mercati, è stata varata una nuova iniezione da 430 miliardi di dollari.
Si tratta di un apporto complessivamente inferiore rispetto ai 600 miliardi di dollari richiesto inizialmente a gennaio, ma giustificato dal raffreddamento della crisi, che in quei mesi viveva una fase più acuta.
Il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, ha salutato con ottimismo il nuovo accordo, che consentirà al fondo salva Stati di lavorare al meglio nei prossimi anni. A contribuire con maggior energia è stata l’Europa, con un apporto di 200 miliardi di dollari, a cui vanno aggiunti 60 miliardi versati dal Giappone, 26 dalla Svizzera, 8 dalla Polonia, 26 dai Paesi del Nord Europa, 15 dalla Gran Bretagna, Arabia Saudita e Corea del Sud, 7 Australia, 4 Singapore e divesi contributi da altri Paesi.
Non ci sono invece dati relativi all’apporto dei Paesi dell’area Bric (Brasile, Russia, India e Cina) che richiedono una maggior rappresentazione all’interno del fondo. Tra i Paesi aderenti manca a sorpresa il nome degli Stati Uniti, da sempre tra i maggiori contribuenti all’Fmi.
La situazione è stata chiarita proprio dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco che ha sottolineato l’azione politica di incitamento all’incremento del fondo, ma per questioni di politica interna non era possibile iniettare al momento ulteriori risorse.
In tal senso una schiarita definitiva sui rispettivi apporti ci sarà soltanto nel prossimo vertice di fine giugno che si terrà in Messico, ed in cui saranno presenti i vertici di Stato dei Paesi che rientrano nel G20.
Il commissario Europeo agli Affari economici Olli Rehn attende la reazione dei mercati, che negli ultimi giorni avevano registrato un’elevata volatilità a seguito delle pressioni sugli spread italiani e spagnoli. C’è ancora incertezza sul risveglio di domani, per verificare se quanto deciso possa riportare serenità sui differenziali di rendimento tra il debito dei Paesi periferici europei ed il Bund.
Il report sull’economia globale pubblicato dal G20 evidenzia comunque un’elevata incertezza nel 2012 con elevati rischi al ribasso, che dovrebbero trarre implicazioni sia dalla debole situazione economica europea che da rischi geopolitici, come l’eccessivo rincaro del prezzo del petrolio.