L’economia Cinese rallenta ma le borse accelerano

Economia cineseI mercati finanziari oltre che alle decisioni della banca centrale americana circa la prosecuzione del quantitative easing guardano con apprensione alla situazione economica cinese. Il Dragone negli ultimi anni è stata la vera locomotiva delle economie emergenti, trainando il resto del continente asiatico in un rialzo borsistico che non aveva precedenti, favorito dall’universale ottimismo da parte degli investitori istituzionali di tutto il mondo.

Qualcosa però è cambiato negli ultimi mesi, e la risposta non è dovuta esclusivamente ad una contrazione dell’economia ma alle decisioni dell’esecutivo locale, che nell’ultimo piano pluriennale ha deciso di focalizzare i propri sforzi principalmente sull’economia interna che sull’export, vero motore della crescita cinese. Una scelta in realtà condivisa da tanti, che sebbene nel breve periodo non paga, nel medio porta ad una crescita più sostenuta dell’economia.

Gli ultimi dati divulgati in serata hanno rivelato che il Pil del Paese nel secondo trimestre si è attestato al 7,5% (in contrazione rispetto al 7,7% dei primi tre mesi). Gli analisti osservano che si tratta della nova frenata nelle ultime dieci rilevazioni, e questo preoccupa per un futuro declino.

I mercati hanno però reagito freddamente alle notizie, dimostrando che ormai hanno già scontato questa entità di crescita. Gli indici di Shangai e Hong Kong dopo aver chiuso ieri in rialzo di circa l’1% attestandosi sopra i 2.000 punti, sono stati contrastanti allontanandosi comunque dai minimi delle ultime settimane.

Sempre tra gli emergenti si segnala la progressione dell’indice brasiliano Bovespa, che viaggia in territorio neutrale dopo però aver registrato un poderoso rialzo ieri salendo di oltre 2 punti e mezzo percentuali.

Fitch taglio ratingIntanto nella serata di ieri è arrivata una brutta tegola per l’Eurozona, con l’agenzia di rating Fitch che ha tagliato il rating al Fondo Salva Stati, portandolo ad AA dal precedente AAA. A spingere l’agenzia al ribasso il peggioramento del quadro macroeconomico francese.

Fitch segue Moody’s che nel novembre dello scorso anno aveva preso un’analoga decisione, mentre Standard and Poor’s a gennaio di quest’anno. Unità di veduta ancora una volta da parte delle tre agenzie ufficiali (tutte americane) che potrebbero sollevare una reazione non proprio amichevole da parte dei leader europei, proprio mentre si dibatte sull’opportunità di istituire un’agenzia di rating europea.

Sui mercati finanziari procede il sereno in attesa di conoscere le decisioni che verranno prese dalla Federal Reserve in settembre, circa la volontà palesata di ridurre gli stimoli all’economia americana, riducendo il piano di acquisto bond da 85 miliardi di dollari.

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